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La traduzione come processo mentale

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  Nelle tre unità precedenti ci siamo soffermati su due attività mentali - lettura e scrittura - che fanno anche parte del processo traduttivo, e ne abbiamo descritto alcune fasi e le relative implicazioni sul piano del funzionamento della mente. Abbiamo visto che - anche restando nell'àmbito di uno stesso codice, ossia senza cambiare lingua - le "traduzioni" che dobbiamo svolgere sono varie, e che esiste una fase intermedia nella quale le parole, o gli insiemi di parole, vengono tradotti in una lingua mentale individuale e traducibile soltanto dal soggetto in questione.

  Tale esame analitico è stato necessario per prendere coscienza della varietà dei processi mentali impliciti nelle attività descritte, ma sappiamo che tali attività si svolgono in un arco temporale molto ristretto. Inoltre esiste un continuo spostamento della focalizzazione dalla microanalisi alla macroanalisi, dalla microespressione alla macroespressione, ossia un continuo raffronto tra il senso dei singoli enunciati e il senso globale del testo, e tra il senso del singolo testo e il senso globale dei testi che, consapevolmente o no, costituiscono l'intertesto 1, l'insieme dei rimandi intertestuali in cui il testo tradotto, volente o nolente, si colloca.

  Compiuto l'esame analitico, è necessario tenere conto del fatto che l'elaborazione mentale dei dati verbali vede svolgersi i suoi vari processi in modo simultaneo, interdipendente e olistico 2. Per descrivere il processo mentale della traduzione è perciò necessario dare per acquisito il meccanismo delle singole microattività e, con un approccio sistemico, analizzare il processo traduttivo in una prospettiva globale.

  Un importante studioso della traduzione, James S. Holmes, ha proposto un approccio ai processi traduttivi di tipo mentale che ha definito «mapping theory» e che in questa frase ha esposto in modo sintetico:

  «I have suggested that actually the translation process is a multi-level process; while we are translating sentences, we have a map of the original text in our minds and at the same time a map of the kind of text we want to produce in the target language. Even as we translate serially, we have this structural concept so that each sentence in our translation is determined not only by the sentence in the original but by the two maps of the original text and of the translated text which we are carrying along as we translate» 3.


1 Torop 1995, p. 119-163.
2 Hönig 1991, p. 78.
3 Holmes 1988, p.96.


  Si direbbe quindi che il processo traduttivo sia un complesso sistema in cui comprensione, elaborazione e prospettiva del testo prodotto siano frazioni interdipendenti di una medesima struttura. Si può dunque postulare, con Hönig, l'esistenza di una sorta di "unità centrale di elaborazione" che presiede al coordinamento dei vari processi mentali (quelli legati alla lettura, all'interpretazione e alla scrittura) e che nel contempo proietta una mappa del testo futuro.

  Ma seguiamo i passaggi indicati da Hönig. Il testo di partenza, per essere tradotto, viene "estirpato" dal contesto naturale e proiettato nella realtà mentale del traduttore. Il traduttore, dunque, in realtà non lavora al testo di partenza, ma alla sua proiezione mentale. Vi sono due tipi di elaborazione, lo spazio di lavoro controllato e quello incontrollato. Nello spazio di lavoro incontrollato avviene una prima comprensione del testo, che consiste nell'applicare schemi di significato precostituiti basati sull'esperienza percettiva del traduttore. Tali schemi semantici non sono molto diversi, sul piano concettuale, dai tipi cognitivi di cui si è parlato a proposito della lettura.

  Così come per la lettura è molto più economico limitarsi a leggere frazioni di parole e frasi che consentano di ricostruire le parti non lette, nel caso degli schemi semantici la mente tende a postulare la somiglianza degli enunciati dell'originale con enunciati già letti o ascoltati e assimilati.

  Gli schemi semantici sono strutture della memoria di lungo termine che riflettono le aspettative del lettore, i suoi postulati di significato, e in parte sono già orientati a un testo tradotto che, benché ancora non esista esternamente al traduttore, già comincia a delinearsi nella sua mappa mentale.

  La macrostrategia traduttiva è costituita dall'interazione tra proiezione dell'originale, ipotesi sul testo tradotto e spazio di lavoro incontrollato. Si tratta di un meccanismo quasi automatico per il professionista esperto che però può diventare più consapevole grazie all'analisi traduttologica del testo.

  Per giungere a ipotizzare lo spazio di lavoro incontrollato ci si è basati sui protocolli di pensiero ad alta voce (thinking aloud protocols). È stato chiesto ad alcuni traduttori di dire ad alta voce ciò che stavano facendo o che pensavano di fare mentre erano intenti nel loro lavoro. I processi mentali descritti da questi protocolli sono stati denominati "spazio di lavoro controllato". Gli spazi di lavoro incontrollato sono quindi quelli in cui avvengono attività mentali che esulano dai protocolli di pensiero ad alta voce. Nello spazio di lavoro controllato l'elaborazione mentale è consapevole nel senso che il traduttore sa che determinati meccanismi hanno luogo, ma nel contempo è inconsapevole in quanto si tratta di meccanismi automatici.

  Il traduttore che si affida esclusivamente allo spazio di lavoro incontrollato non ha una strategia complessiva che tenga conto del testo tradotto nel suo insieme; questo ipotetico traduttore è in balìa dei riflessi linguistici che scaturiscono automaticamente dalla percezione dell'originale. Perché la competenza traduttiva sia completa, occorre che intervenga anche una strategia razionale macrotestuale.


Bibliografia

HÖNIG H. G. Holmes "Mapping Theory" and the Landscape of Mental Translation Processes,
in Leuven-Zwart & Naaijkens 1991, p. 77-89.

HOLMES J. S. Translated! Papers on Literary Translation and Translation Studies
a c. di R. van den Broeck. Amsterdam, Rodopi, 1988.

van LEUVEN-ZWART K. M. & NAAIJKENS T., a c. di, Translations Studies: The State of the Art. Proceedings of the first James S. Holmes Symposium on Translation Studies,
Amsterdam-Atlanta, Rodopi, 1991. ISBN 90-5183-257-5.

TOROP P. Total´nyj perevod.
Tartu, Tartu Ülikooli Kirjastus, 1995. ISBN 9985-56-122-8.


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