«Tutti questi segni convergono nell'informare
che si tratta d'una piccola stazione di provincia [...] »1.
Un altro saggio di George Steiner fondamentale per quanto concerne
la lettura come primo atto interpretativo che conduce alla traduzione interlinguistica
è Real Presences. Le presenze reali del titolo riguardano gli oggetti a cui - si
ritiene comunemente - rimandano le parole. Comunemente: Steiner considera invece
quella del riferimento una vera e propria schiavitù.
Uno dei primi punti enunciati da Steiner riguarda la definizione di «interpretazione»,
che articola così: interpretare significa decifrare e comunicare significati, significa tradurre
tra lingue, tra culture e tra convenzioni performative, significa eseguire, attualizzare il
materiale in modo tale da dargli una vita comprensibile. Qualsiasi lettura fa del testo
(passato) una presenza (presente), ossia è un'attualizzazione del testo. Leggere, in qualche
modo, significa fissare nello spazio e nel tempo un'esecuzione, un'interpretazione del testo.
Non è essenziale stabilire se tale lettura è effettuata in proprio o ad uso di un pubblico.
Come si è detto - in altre parole - a proposito della semiosfera, la scrittura è
frutto di una riflessione della/sulla scrittura precedente, ogni testo è riflessione di/su testi precedenti
dove per «riflessione» si intende sia un «rispecchiamento», per quanto la dislocazione
percettiva sia drastica, sia un «ri-pensamento». È mediante questa «ri-produzione»
interiorizzata (e della correzione) delle rappresentazioni precedenti che un artista
articola quelle che potrebbero apparire le più spontanee, le più realistiche delle sue
visioni2.
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Leggendo, diamo una struttura al testo, creiamo divisioni, catalogazioni. Scrivendo,
per contro, inevitabilmente rieseguiamo testi già scritti e da noi interpretati in un modo diverso, perciò
critichiamo, nel farlo, i testi che riscriviamo. Nel dire questo, prendiamo posizione all'interno delle
ideologie possibili del testo. Ci sono teorie dell'interpretazione che, come punto di partenza, hanno un
obbiettivo. Altre teorie, invece, prendono spunto da un metodo, ma non si prefiggono a priori la meta alla
quale potranno giungere.
Steiner porta l'esempio della cabala, una dottrina ebraica medievale per l'interpretazione
dell'universo e della Bibbia. Il metodo interpretativo dei cabalisti è molto interessante, perché consiste
nella rilettura dei testi biblici per ricavare da questi un significato sempre diverso, sempre più preciso.
Il fatto che rileggere un testo significhi riuscire a capirlo meglio implica una teoria del testo su vari
livelli, di cui solo il più superficiale è immediatamente accessibile. Però si tratta di una dottrina che
si prefigge di dimostrare qualcosa di preconcetto: l'esistenza di Dio, la sacralità della Bibbia, la
magia dei caratteri e delle parole che la compongono.
Quando invece al metodo ermeneutico non vengano poste briglie ideologiche, l'interpretazione
può spaziare. Steiner propone l'esempio della chiesa romana e delle eresie. Eretico era (è) chi dà
un'interpretazione delle Sacre Scritture che non è conforme ai dettami della Chiesa.
Ne consegue che l'eresia può essere definita una «rilettura infinita» e una rivalutazione.
[...] interpretazioni e revisioni, le nuove traduzioni, anche qualora strategicamente
professino un ritorno alla fonte autentica, anche quando pretendano che la comprensione
del testo primario sia resa più chiara e pertinente ai bisogni di un mondo instabile,
generano un'ermeneutica senza limiti, diffusiva3.
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Per questo motivo Lutero fu considerato eretico. È eretico qualsiasi lettore libero.
Qualsiasi lettore si opponga a dimostrare a ogni costo i valori di un'ideologia, la presenza del nome
di Dio nascosta tra le pieghe dei caratteri della Torà.
Un esempio di teoria interpretativa con una "correzione" ideologica, analoga a quella della cabala,
è secondo Steiner la psicoanalisi freudiana. Il principio psicoanalitico delle associazioni libere assomiglia
molto a quello dell'interpretazione testuale individuale: al paziente che ha fatto un sogno, o che ha espresso
un sentimento, o che ha rievocato un ricordo, viene chiesto di dire cosa gli viene in mente in relazione a ciò.
In questo momento, il paziente indica allo psicoanalista la strada per giungere alle cause inconsce di un sintomo.
Però, Steiner ribatte sulla scia di Wittgenstein4,
il momento in cui l'analista interrompe il paziente perché vuole sottoporgli una propria interpretazione,
o vuole chiedere al paziente un commento, o vuole comunicargli che la seduta è finita perché sono trascorsi
cinquanta minuti o perché incomincia l'interruzione estiva è un momento arbitrario. Chissà mai che il
minuto successivo all'interruzione non potesse essere quello decisivo per scoprire un aspetto fondamentale
dei lavorii inconsci del paziente?
Ci sembra che questa dura critica del metodo psicoanalitico non tenga conto di una differenza
fondamentale con la cabala: la psicoanalisi, per quanto arbitraria nell'atto di scegliere il momento del
riepilogo interpretativo, non si prefigge di dimostrare una tesi. Può avere il limite di non costituire un
metodo scientifico, perché comporta alcune scelte arbitrarie. D'altra parte, la conclusione della psicoanalisi
può considerarsi raggiunta - ad arbitrario giudizio del paziente - quando questi funziona in modo soddisfacente
all'interno del proprio ambiente. Un giudizio arbitrario, sì, ma chi altri dovrebbe esprimere la propria opinione?
Stessa cosa si può dire della lettura, fintantoché rimane un fatto privato all'interno del singolo lettore.
Per quanto riguarda il perseguimento del significato, Steiner sostiene che, analogamente a quanto
appena detto, i metodi interpretativi possono essere d'aiuto purché non si prefiggano significati da scoprire.
Una parola, una frase vogliono sempre dire qualcos'altro. Anche un'enunciazione elementare ha un contesto che
fa sì che i suoi significati siano ampliabili, come cerchi concentrici che si allargano sempre più.
Questi comprendono le abitudini linguistiche individuali, accelerate dall'inconscio, e le
mappature dei campi associativi di un dato parlante o scrivente. Contengono, con densità
inaccessibili a un inventario sistematico, la storia della lingua in questione e delle lingue
vicine. Le specificità sociali, locali, temporali, professionali sono della massima
rilevanza5.
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I significati possibili, nel linguaggio in generale, ma in letteratura in modo ancora più
accentuato, sono il
prodotto esponenziale di tutte i mondi possibili di senso o di nonsenso così come sono
costruiti, immaginati, controllati, abitati mediante l'interazione di due libertà:
quella del testo, in movimento attraverso il tempo, e quella del
ricevente6.
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Di conseguenza, le uniche teorie che possono essere d'aiuto secondo Steiner nella
lettura e nella comprensione sono quelle metodologiche descrittive, che si limitano a fornire degli
strumenti critici, come le teorie semiotiche.
La validità delle conclusioni provvisorie a cui si può giungere può essere poi riscontrata
in un solo modo: immettendo tali interpretazioni nello spazio comune e vedendo quale successo hanno presso
gli altri lettori.
Riferimenti Bibliografici
CALVINO I. Se una notte d'inverno un viaggiatore, Torino,
Einaudi, 1979.
STEINER G. After Babel. Aspects of Language and Translation. Seconda
edizione, Oxford, Oxford University Press, 1992. ISBN 0-19-282874-6.
STEINER G. Real Presences. Is there anything in what we say?. London,
Faber & Faber, 1989. ISBN 0-571-16356-4.
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