37 - Realia: sostituzione, approssimazione, contestualizzazione
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«[...] contando o diciendo lo mismo cada vez que se lee u hojea o consulta, del mismo modo que la acción elegida y congelada de un cuadro[...]»1.
"[...] telling the same thing in the same way every time it's read or leafed through or consulted, just as the action of a painting, once it's "chosen and frozen"[...]"2.
Oltre alle strategie traduttive analizzate nell'unità precedente, un'altra possibilità, quando si deve affrontare la traduzione di un testo contenente realia, è la sostituzione dei realia con realia della cultura ricevente. Secondo Vlahov e Florin, che hanno un atteggiamento prescrittivo e non meramente descrittivo,
porta a un'inaccettabile "sostituzione" del colorito del prototesto con un colorito proprio [...] càpitano situazioni paradossali in cui gli analoghi più prossimi di realia estranei alla cultura ricevente sono realia, spesso pure estranei, spesso internazionali, ma vicini, comprensibili al lettore e in una misura o nell'altra privi di colorito, perciò sono preferiti3.
Sono preferiti, resta sottinteso, dai traduttori che preferiscono tale strategia. Anche su questo piano, credo che non si possa affermare che una strategia è in assoluto migliore o peggiore di un'altra. La sostituzione dei realia può essere sensata, specie se si tratta di un testo che ha una dominante pragmatica, utilitaristica, e lo stile può essere relegato in ultima posizione. È evidente che questa strategia, applicata invece a testi letterari, tende ad appiattire le diversità culturali, a negarle, a falsare la realtà per rendere comprensibile un testo, o meglio per renderlo comprensibile senza nessuno sforzo di accettazione della diversità.
Esiste poi la traduzione approssimativa dei realia, che, secondo Vlahov e Florin, è la più diffusa. Questa via permette di tradurre in modo quanto meno vago il contenuto materiale dell'espressione, ma il colorito va quasi sempre perso, poiché al posto della connotazione prevista dalla strategia autoriale si ha un'espressione per forza di cose priva di connotazione, di stile neutro. All'interno di questo tipo si distinguono alcuni sottotipi:
Il principio della sostituzione con un'espressione generica di significato più ampio: è il ricorso al noto principio traduttivo della generalizzazione. Il principio è adatto quando il traduttore rinuncia volentieri a tradurre il colorito locale, sapendo che in tal modo riesce però a dare un'idea del riferimento oggettuale, materiale. Nei due esempi originariamente russi:
Preferisco vino secco oppure boromi
vorrei qualcosa di più leggero: della narzan o della limonata
in entrambi i casi i traduttori hanno tradotto i realia con «acqua minerale». Il vantaggio subito evidente consiste nel fatto che il lettore capisce quale sostanza vuole bere il protagonista della frase. Lo svantaggio è, ovviamente, che il lettore non saprà mai né quale specifica bevanda è stata chiesta, né, in alcuni casi, che tale bevanda esiste ed è particolarmente popolare in determinate zone o in determinati periodi storici. Il lettore non conoscerà mai il valore semiotico dell'atto di bere (o quantomeno chiedere) la boromi nel contesto culturale in cui č inserito. In confronto a questa strategia, quella della traslitterazione ha l'evidente svantaggio di non essere immediatamente comprensibile («ma che cos'è 'sta boromi?») ma ha anche l'indubbio vantaggio di permettere al lettore interessato di fare indagini e di eventualmente scoprire qualcosa su un dato di realtà di una cultura che non conosce (mentre nel caso precedente a tale dato di realtà gli è semplicemente negato l'accesso).
In base a questo principio, per esempio, l'isbà sulle zampe di gallina tipica delle fiabe popolari russe può diventare una generica palafitta, oppure la pagoda può diventare un generico tempio.
Un altro sottotipo prevede la sostituzione con un analogo funzionale. La definizione di questa strategia è molto labile, poiché si limita ad affermare che l'elemento sostituito suscita una reazione simile nel lettore della cultura ricevente a quella suscitata dal prototesto sul lettore della cultura emittente. Quando si parla di reazioni suscitate, si è su un terreno minato, perché non c'è nessun riscontro oggettivo né c'è la possibilità di distinguere le reazioni di un lettore da quelle di un altro, ci si basa su una sorta di lettore standard.
In base a questa tecnica, per esempio, a un gioco poco noto ma molto diffuso nella cultura emittente si sostituisce un gioco molto noto nella cultura ricevente. In una traduzione dal russo al bulgaro, dato che il gioco degli scacchi era poco conosciuto, un traduttore ha trasformato una partita a scacchi in una partita a dama (e forse l'avrebbe trasformata anche in una partita di pallavolo, ma non ne ha avuta la possibilità, perché i due protagonisti si erano «seduti a giocare»). Similmente, a uno strumento musicale poco noto ma molto diffuso nella cultura emittente si sostituisce uno strumento molto noto nella cultura ricevente (ed è qui che, per esempio, il mandolino napoletano può diventare un banjo nel far west).
Un terzo sottotipo prevede la descrizione, spiegazione, interpretazione degli elementi di realia: al posto dei realia, si introduce una perifrasi esplicitante del contenuto denotativo. Per esempio, al posto del russo armjak si scrive «vestito di lana grezza», al posto della kulebjaka si scrive «piatto fatto con pasta ripiena»: interpretazioni lessicografiche.
Esiste infine una quarta strategia traduttiva che consiste nella traduzione contestuale degli elementi di realia. Si tratta di sostituire agli elementi di realia parole che, nel contesto e nel co-testo in cui sono collocate nell'originale, spiegano il senso di tale collocazione. Anziché tradurre il significato lessicale, si traduce il significato sistemico, relazionale, che naturalmente sarebbe vano cercare nel dizionario. È un'opzione seguita quando il traduttore ritiene che il contesto sia il fattore dominante in un certo messaggio. L'esempio che viene riportato da Vlahov e Florin è quello della frase russa
Skol´ko stoit putëvka na sovetskij kurort?
che viene tradotta:
Quanto costa una camera nelle località termali sovietiche?
In questo modo si perde il senso di putëvka, che è una sorta di certificato ufficiale rilasciato a una persona diretta in vacanza, oppure a un corso di aggiornamento, oppure a una località di cura, che poteva, in epoca sovietica, essere gratuito o costare una somma simbolica. Evidentemente tale parola non ha nessun "analogo" nelle culture diverse da quella russo-sovietica.
Ecco, in sintesi, quali sono le strategie traduttive per i realia esaminate:
- trascrizione
- traslitterazione
- traduzione
- neologismo (calco, mezzo calco, appropriazione, neologismo semantico)
- sostituzione di realia
- traduzione approssimativa (generalizzazione, analogo funzionale, descrizione, spiegazione, interpretazione)
- traduzione contestuale.
Riferimenti Bibliografici
MARÍAS J. Negra espalda del tiempo, Punto de lectura, 2000 (edizione originale 1998), ISBN 84-663-0007-7.
MARÍAS J. Dark Back of Time, New York, New Directions, 2001 (translated by Esther Allen), ISBN 0-8112-1466-4.
VLAHOV S., FLORIN S., Neperovodimoe v perevode. Realii, in Masterstvo perevoda, n. 6, 1969, Moskvà, Sovetskij pisatel´, 1970, p. 432-456.
VLAHOV S., FLORIN S., Neperovodimoe v perevode, Moskvà, Vysaja kola, 1986.
1 Marías 2000, p. 73.
2 Marías 2001, p. 60.
3 Vlahov e Florin, 1986: 101.
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