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3. Le lingue nazionali come visioni del mondo: le teorie della psicolinguistica

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c) Il paradosso dei due emisferi

Uno dei neuropsicologi più brillanti del nostro tempo, Oliver Sachs, ha dedicato un testo straordinario, Vedere Voci, al linguaggio dei sordi. Nei sordi si verifica il paradosso per cui ogni interpretazione metalinguistica viene ridotta, per motivi fisiologici, alla sua pura modalità conativa e desiderativa: il gesto. L'umanista Cesare Ripa, nel Cinquecento, pubblicò un'Iconologia nella quale faceva corrispondere agli archetipi figurativi dell'arte plastica traduzioni nel linguaggio letterario che raccontavano le emozioni dei personaggi rappresentati. Allo stesso modo, il Giovio pubblicò, nello stesso periodo, un Trattato delle Imprese Amorose e Guerresche in cui si descrive il carattere psicologico di quelle figure mitologiche con cui i Grandi del tempo adornavano il proprio sigillo. La conoscenza di questi due trattati aprirà ad un traduttore letterario nuove vie di comprensione al testo: una parola che, non ci si stancherà mai di ripeterlo, implica in sé l'idea dell'interrelazione di termini, all'interno di uno spazio chiuso (il teatro, dunque, come ecosistema). Per tornare a Sachs, la sua intuizione fondamentale, studiando i sordi, fu che il linguaggio si comunica per Segni, e che questi segni, una volta attivati nella coscienza, diventano automaticamente Simboli, vale a dire espressioni linguistiche convenzionalmente decodificate da una grammatica predeterminata. Si incorre subito in un paradosso: come può un linguaggio pulsionale come quello dei gesti venire a priori interpretato secondo un tradizione generata dalle esperienze storiche e culturali. Come può l'oggettività universale della pulsione farsi soggettività espressiva?

Qualcuno di voi si sarà chiesto perché mai i traduttori siano così affascinati dalla musica. Il primo motivo è il fatto che, in Musica, tutto è Simbolo ("Tutto il Fuggente non è che Simbolo" direbbe Goethe: e che cosa c'è di più fuggente dei suoni?). Il secondo motivo apparirà chiaro a chi osservi un direttore d'orchestra. Tramite il suo gesto, il simbolo segnato in modo ambiguo e confuso sulla partitura diventa suono. Come? Attraverso il respiro. Dirigere è sedurre cento strumentisti a respirare in sintonia col direttore. Allo stesso modo, un traduttore letterario deve respirare in sintonia con l'autore che ha prescelto. Ne consegue uno dei pochi dogmi che qui enunceremo: è impossibile tradurre un testo con cui non ci si senta in sintonia.

Il cervello umano è diviso in due emisferi: quello sinistro presiede alle funzioni logiche ed analitiche, quello destro alle funzioni cosiddette creative - un modo elegante per confessare come, di questo emisfero, non sappiamo quasi niente. Negli anni Cinquanta la psichiatria aveva elaborato un mezzo infallibile per curare le malattie mentali: togliere pezzi di cervello. Così, nei casi di epilessia, si resettava il corpo calloso, che mette in comunicazione i due emisferi. Ci si accorse che, in assenza di deficit cognitivi, la vittima terapeutica sviluppava, però, una strana sindrome: si dissociava in due persone, una fin troppo rigorosa, l'altra anarcoide ed infantile. La prima, a domanda, rispondeva solo con la distinzione tra 'vero' e 'falso', variabili di 'corretto' e 'confuso'; la seconda era capace di definire una domanda 'amara' o 'violacea', e poco più. Si era così scoperto che la distinzione tra denotazione e connotazione passa attraverso il corpo calloso. Nell'emisfero sinistro sta il Segno, in quello Destro il Simbolo. Faust aveva la febbre al corpo calloso. Se preleviamo un Cinese dalle risaie e, ficcandolo dentro uno di quei tubi per fare la TAC, lo costringiamo a raccontarci la sua vita, vedremo che è l'emisfero destro, quello immaginativo, a macularsi dei colori più sgargianti. In un Tedesco, sarebbe quello sinistro. La birra di sorgo accende lucine a sinistra; quella di luppolo a destra.

Il traduttore letterario deve essere un po' cinese. Se non compie il percorso inverso - e quindi analitico, cosciente - a quello istintivo che conduce lo scrittore dal Segno al Simbolo, le sue possibilità di riuscita sono nulle. L'espressione tedesca "dipingere il diavolo sulla parete" significa "attirare le disgrazie"; la cosa pare incomprensibile se non ci raffigura Lutero nel mentre, intento a tradurre la Bibbia, nel castello di Warburg, getta il calamaio contro Satana che si è profilato sul muro (c'è ancora la macchia). Così, non si capisce perché, in Inglese, l'espressione "non sono affari miei" si debba rendere con "it's not my cup of tea", se non si tiene presente la maniera differente, nelle due culture, di 'far salotto'. In caso contrario, si corre il rischio di cadere nell'equivoco di quel traduttore americano che rese l'inizio degli Indifferenti di Moravia, un limpido "Carla entrò", con "He entered Carla".


 



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