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3. Le lingue nazionali come visioni del mondo: le teorie della psicolinguistica

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d) Il canone di Bateson

Nel suo Mente e Natura, Gregory Bateson riassume ogni errore di interpretazione in una serie di procedimenti automatici ed erronei:

  1. La scienza non prova mai nulla.
    Traduzione in Traduttologia: dato il ricorrere di un termine in un autore, non è detto che quel segno simboleggi lo stesso concetto (Es. il termine 'proud', così 'elevato', di solito, in Shakespeare, compare anche nelle parti del Sogno in cui è in scena Bottom, ed in genere in ogni parodia dell'eroe tragico).

  2. La mappa non è il territorio ed il termine non è la cosa designata.
    Traduzione: in molti luoghi canonici della Letteratura, un'immagine viene violentata ad esprimere il suo contrario, rispetto alle convenzioni culturali (Es. in Nietzsche, la tanto sbandierata 'volontà di potenza' è 'Wille zurt Macht', Volontà che aspira inestinguibilmente alla potenza, mentre il 'Superuomo' è Ubermensch, 'Oltreuomo', qualcosa che con l'uomo non ha più a che fare).

  3. Non esiste esperienza oggettiva.
    Traduzione: qui entriamo nel mistico, l'ineffabilità del processo traduttivo. Valga ad esempio quel racconto di Borges che si intitola Pierre Menard autore del Don Chisciotte, e che rappresenta l'aleph di ogni traduttore. Ci ritorneremo su presto.

  4. I processi di formazione delle immagini sono inconsci.
    Traduzione: privilegiate il visivo sul concettuale. Se non avete presente la drammaturgia - la 'scena' bipartita, polifonica - in cui si svolge quell'episodio della Madame Bovary in cui Emma, al piano superiore del palazzo comunale, viene sedotta da un mediocre corteggiatore di maniera, mentre, di sotto, durante la fiera cittadina, la voce del sindaco scandisce i premi assegnati ai capi di bestiame, non ne verrete mai a capo.

  5. La divisione in parti e in totalità dell'universo percepito è vantaggiosa e forse necessaria, ma nessuna necessità determina che ciò debba essere fatto.
    Si tratta di un corollario a 4.

  6. Le successioni divergenti sono imprevedibili.
    Traduzione: la parte più importante di un romanzo è ciò che non viene scritto, ma che un traduttore deve percepire, al di sotto del fluire del racconto. Es. "Chiamatemi Ismaele": così comincia il Moby Dick. Chi è veramente Ismaele, e perché si è ridotto così male in arnese da doversi imbarcare col Capitano Achab? Probabilmente, è un assassino in fuga dalla legge. Se lo è, la sua indifferenza etica, necessaria, come punto di vista, all'intensità della tragedia, assume un altro significato. Rileggendo Moby Dick, mi sono convinto che lo è...

  7. Dal nulla nasce nulla.
    Qui siamo a casa, perché è una citazione dal Re Lear. Traduzione: guardatevi dalle sovrainterpretazioni. La smania di chiarire tutto è la morte della poesia. Ci sono passaggi, nei grandi capolavori, che sono ostici anche nella lingua originaria. Perché dovrebbero risultare più facili nella lingua d'arrivo? Il traduttore non deve spiegare il testo. (Ho paura che si tratti di un dogma)... Nel dubbio, rispettate l'articolazione e la punteggiatura originale, e litigare serenamente con l'editor della vostra casa editrice (Es: Tutto Nietzsche, per la dilatazione del periodo, e tutto Kafka, all'opposto, per la concentrazione ellittica. Chiunque scovi una traduzione italiana dei due suddetti che rispetti la geometria originaria del periodo, mi scriva, per favore).

  8. La quantità non determina la struttura.
    È un corollario di 7.

  9. Talvolta ciò che è piccolo è bello.
    Le reiterazioni e le simmetrie, così care alla poesia tedesca, seguace del Volkeslied, ai Neolatini, teorici della variatio, stanno sull'anima. Brahms, nella Rapsodia per contralto, sceglie di musicare un frammento di Goethe tratto dal Viaggio nell'Harz che comincia con 'aber', 'ma': se ascoltate questo sconvolgente capolavoro, scoprirete quali abissi metafisici schiuda quell''aber'. Non occorrono altri esempi, ma guardatevi dal 'bello stilo' che vi hanno insegnato a scuola. Come scrive bene, Dostoevski, nelle traduzioni italiane!

  10. La logica è un cattivo modello della causalità.
    Traduzione: Il traduttore comincia a tradurre quando ha già letto tutto il libro; il lettore, no. Ne consegue che il traduttore è portato a riverberare sull'inizio l'immagine complessiva che si è formato, del libro, nella sua mente. Il traduttore, infatti, ha in odio il caos. Applicato ad un racconto a scatole cinesi come Aurelia di Nerval, questo pregiudizio ha effetti catastrofici.

  11. La causalità non opera all'indietro.
    Oh, che bel corollario di 10. Mi sa che è un terzo dogma.

  12. Il linguaggio sottolinea di solito solo un aspetto di qualunque interazione.
    Alla trattazione di questo punto dedicheremo tutta la seconda parte del corso.

  13. Stabilità e cambiamento descrivono parti delle nostre descrizioni.
    Traduzione: chissà da quale montagna scende Zarathustra, quando, all'inizio del 'poema' niciano, decide di tramontare? Di certo, non è né la montagna del lettore, né quella del traduttore. La scena interiore del traduttore si somma a quella dell'autore, e fa da filtro alla scena dalla cui percezione, nel lettore, deriva il godimento estetico dell'opera.

Decisamente, è ora anche per noi traduttologi di scendere dalla montagna delle definizioni, ed entrare nell'arena delle tecniche interpretative e dell'intertestualità...

 


 



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