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21. Il processo traduttivo - parte terza

IN RETE
(in inglese)
TOROP P.
Dopo avere esaminato che cosa significhi, anche in termini concreti, un approccio che tende al polo dell'adeguatezza rispetto a un approccio che tende al polo dell'accettabilità, siamo consapevoli del fatto che - indicando la principale dicotomia ideologica che sta alla base di qualsiasi traduzione - abbiamo compiuto la distinzione più grossolana e macroscopica, ma siamo ben lungi dall'avere descritto i criteri mediante i quali è possibile definire un modello generale di processo traduttivo.

Lo studioso danese L. Hjelmslev 1 ha proposto di distinguere, in un testo, forma e sostanza del contenuto e forma e sostanza dell'espressione. Il testo, in questo modo, viene diviso in due piani (dell'espressione e del contenuto), ognuno dei quali è diviso in due parti (forma e sostanza), dando luogo alla seguente quadripartizione:

la sostanza del contenuto è in qualche modo oggettiva, e non varia da una lingua all'altra: si riferisce a qualità intrinseche; per esempio, nel caso dei colori, può essere costituita da una certa gamma di frequenze visibili. Per esempio, quello che in italiano chiamiamo «verde» corrisponde, per la maggior parte dei parlanti italiani, a una determinata combinazione di sensazioni legate alla percezione di lunghezze d'onda comprese tra i 5000 e i 5700 angstrom. A un superficiale esame della traducibilità del concetto di «verde», potrebbe sembrare semplice trasporlo in altra lingua;

la forma del contenuto: in italiano, la parola «verde» indica la sostanza del contenuto appena descritta. Hjelmslev osserva che la forma del contenuto varia da lingua a lingua. Ciò non significa che ci sia una corrispondenza completa tra i campi semantici delle forme di un contenuto simile in lingue diverse. Hjelmslev esemplifica tale mancata corrispondenza con i colori che vanno dal verde al marrone nelle lingue inglese e gallese 2:

green

gwyrdd

glas

blue

gray

llwyd

brown



Altri esempi di mancata corrispondenza tra forma e sostanza del conetnuto in lingue diverse fatti da Hjelmslev sono la parola italiana «aborto», che copre lo spettro semantico delle parole inglesi «miscarriage» (aborto spontaneo) e «abortion» (aborto procurato), e la parola inglese «hair», che copre lo spettro semantico dell'italiano «pelo» e «capello»;

sostanza dell'espressione: è l'espressione grafica e fonica del contenuto. Se si tratta di una sostanza espressiva grafica, ha una sua forma espressiva fonica. Hjelmslev fa l'esempio del toponimo «Berlin» (sostanza dell'espressione), che si traduce in forme dell'espressione diverse, a seconda che la si pronunci (e quindi attualizzi) in tedesco, inglese, danese o giapponese 3. Se invece si tratta di una sostanza espressiva fonica, ha una sua forma espressiva grafica. Hjelmslev a questo proposito fa l'esempio del suono /got/, al quale corrispondono forme dell'espressione e sostanze del contenuto diverse a seconda delle lingue: si tratta della pronuncia di got, forma grafica dell'espressione che in inglese corrisponde alla sostanza del contenuto «passato di get», ma anche della pronuncia di Gott, forma grafica dell'espressione che in tedesco corrisponde alla sostanza del contenuto «Dio», e anche della pronuncia di godt, forma grafica dell'espressione che in danese corrisponde alla sostanza del contenuto «bene»;

forma dell'espressione: il modo in cui viene attualizzata la sostanza dell'espressione: il modo in cui viene pronunciata una forma grafica o in cui viene scritta una forma fonica.

La distinzione hjelmsleviana tra piano dell'espressione e piano del contenuto viene ripresa in traduttologia da Torop, che postula che il piano dell'espressione (sostanza e forma) dell'originale venga
ricodificato con i mezzi dell'altra lingua e dell'altra cultura nel piano dell'espressione del testo tradotto, mentre il piano del contenuto viene trasposto nel piano del contenuto della traduzione 4.

Per ricodificazione si intende un processo linguistico, formale, stilistico, mentre la trasposizione è un processo che, nel caso del testo letterario, implica la comprensione del modello poetico, della struttura contenutistica del testo. I due processi però non sono staccati uno dall'altro, ma, sul piano metodologico, interrelati: è soltanto in àmbito traduttologico che conviene considerarli separatamente per comprendere meglio le distinte funzioni nel contesto del processo traduttivo.

Tornando all'unità precedente, e alla distinzione che vi si faceva tra le due fasi di analisi e di sintesi, Torop si serve di un modello che è il risultato dell'incrocio tra la divisione in fasi (analisi-sintesi) e la divisione in processi (ricodificazione-trasposizione). Da queste due coppie di elementi si ricava una quadripartizione delle traduzioni possibili.

Prima di formulare uno schema tassonomico dei vari tipi di traduzione, Torop si premura di stabilire cosa si intende per «traduzione adeguata»: è una traduzione in cui la trasposizione e la ricodificazione attraversano le fasi di analisi e sintesi, conservando le peculiari interrelazioni tra piano del contenuto e piano dell'espressione di un determinato testo: in altre parole, viene conservata la dominante dell'originale.

Per mantenere le peculiari interrelazioni esistenti tra i due piani (per conservare la dominante dell'originale), esistono però vari strumenti: e, a seconda dei mezzi prescelti, si producono traduzioni diverse, che possono però essere altrettanto adeguate 5. Le traduzioni adeguate vengono da Torop ulteriormente suddivise in «imperniate sulla dominante» [dominantnye], in contrapposizione alle traduzioni «autonome», che cioè si prefiggono di trasmettere in modo isolato soltanto uno dei piani, come per esempio potrebbe essere la traduzione di una poesia in prosa 6.

Combinando la quadripartizione analisi-sintesi, trasposizione-ricodifica, con la coppia dominante-autonomia, Torop produce il seguente modello in otto parti 7.

traduzione adeguata

ricodifica

trasposizione

analisi

sintesi

analisi

sintesi

autonomia

dominante

autonomia

dominante

autonomia

dominante

autonomia

dominante

precisa

macrostilistica

citazionale

microstilistica

descrittiva

tematica

libera

espressiva



Nella prossima unità illustreremo nei dettagli questo schema.


Bibliografia

HJELMSLEV L. I fondamenti della teoria del linguaggio. A cura di Giulio C. Lepschy. Torino, Einaudi, 1975.
Edizione originale: Omkring Sprogteoriens Grundlæggelse, København, Festskrift udg. af Københavns Universitet, 1943.

TOROP P. Total´nyj perevod [La traduzione totale]. Tartu, Tartu Ülikooli Kirjastus [Edizioni dell'Università di Tartu], 1995. ISBN 9985-56-122-8.



1 Hjelmslev 1975.
2 Hjelmslev 1975, p. 58.
3 Hjelmslev 1975, p. 61.
4 Torop 1995, p. 105.
5 Torop 1995, p. 106.
6 Torop 1995, p. 27.
7 Torop 1995, p. 108.