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29. Lotman e la traducibilità - parte seconda

Abbiamo visto nell'unità precedente che Lotman immagina l'insieme dei testi e delle lingue in interazione reciproca come sistema, e chiama questo sistema «semiosfera». Una delle fondamentali qualità di questo sistema è la sua delimitatezza: infatti, la semiosfera confina con lo spazio circostante, che può essere extrasemiotico (uno spazio in cui non si verificano processi di significazione, come uno spazio naturale) oppure eterosemiotico (ossia appartenere a un altro sistema semiotico, come per esempio un testo musicale nei confronti di un testo pittorico) 1.

Come avviene anche nel mondo inteso in senso geografico, è proprio il concetto di «confine» a richiamare quello di «traduzione». Dove non ci sono confini, non sono necessarie traduzioni:

[...] il confine semiotico è la somma dei "filtri" traduttivi bilingui, il passaggio attraverso i quali traduce il testo in un'altra lingua (o in altre lingue) che si trovano al di fuori di una data semiosfera. La "chiusura" della semiosfera si manifesta nel fatto che questa non può venire a contatto né con testi eterosemiotici né con non-testi. Perché questi acquisiscano realtà ai suoi occhi, è indispensabile che li traduca in uno dei linguaggi del suo spazio interno, ossia che semiotizzi i fatti. Perciò i punti del confine della semiosfera possono essere assimilati ai recettori sensoriali che traducono gli stimoli esterni nel linguaggio del nostro sistema nervoso, o a blocchi di traduzione che adattano a una certa sfera semiotica un mondo che le è estraneo 2.

La semiosfera, che può essere concepita più o meno grande a seconda di come si definiscono i confini al suo esterno e al suo interno, è un gigantesco organismo traduttivo. La traduzione sta alla base dell'esistenza del senso, della cultura:.

La funzione di qualsiasi confine e pellicola - dalla membrana di una cellula vivente alla biosfera come (secondo Vernadskij) pellicola che ricopre il nostro pianeta e al confine della semiosfera - consiste nella limitazione della penetrazione, nel filtraggio e nella rielaborazione adattiva dell'esterno in interno. Ai vari livelli questa funzione invariante si realizza in modo diverso. Al livello della semiosfera significa distinzione del proprio dall'altrui, filtraggio delle comunicazioni esterne e loro traduzione nel linguaggio proprio, così come la trasformazione delle non-comunicazioni esterne in comunicazioni, ossia la semiotizzazione di ciò che perviene dall'esterno e la sua trasformazione in informazione.

Da questo punto di vista, tutti i meccanismi di traduzione al servizio dei contatti con l'esterno appartengono alla struttura della semiosfera 3.

Secondo la teroia di Lotman, dal livello minimo della dialettica tra emisfero destro ed emisfero sinistro del cervello di un singolo individuo (si vedano le unità dedicate a Jakobson), al livello massimo dell'universo intero, si ha una complessa gerarchia di sistemi che compongono la semiosfera e che costituiscono la vita (culturale) dell'universo proprio grazie alle loro differenze, che determinano interazioni e influenze reciproche continue.

La traslazione informativa attraverso questi confini, il gioco tra strutture e sottostrutture diverse, le ininterrotte "intrusioni" semiotiche dirette di quella o di quell'altra struttura nel "territorio altrui" danno forma alla generazione del senso, alla nascita di nuova informazione 4.

In altre parole, la traduzione sta alla base della generazione del senso. Ciò che all'interno di un sistema è (un fatto, un fenomeno, un evento), finché resta ciò che è senza venire descritto è al di fuori della semiosfera, resta nel mondo extrasemiotico. È un discorso che si riallaccia a quanto affermavamo nella prima parte di questo corso sulla relazione tra il pensiero (materiale mentale) e la sua messa in parole (traduzione in materiale verbale).

Così come un pensiero, privo di descrizione verbale, resta un fatto extrasemiotico, e non diventa significativo per nessun sistema esterno alla psiche del soggetto finché non viene tradotto in parole, allo stesso modo un fenomeno esterno, extrapsichico (per esempio la presenza di una quercia in un prato) resta un fatto privo di esistenza nella semiosfera finché non viene tradotto, da un punto di vista semiotico resta altrui finché il mondo della semiosi non se lo appropria.

Se in tutti i prati crescesse una quercia, se in tutto il mondo ci fossero prati e così via, se, in altre parole, il livello di entropia nella semiosfera fosse nullo, il mondo semiotico sarebbe morto.

L'eterogeneità strutturale dello spazio semiotico forma riserve di processi dinamici ed è uno dei meccanismi di elaborazione di nuova informazione all'interno della sfera 5.

In quest'ottica, il concetto di traducibilità assume una luce nuova. La differenza tra sistemi non è più il problema per eccellenza del traduttore. La presenza di questa differenza, al contrario, garantisce la stessa vita del mondo culturale. Il residuo traduttivo non è più un ingombrante fardello la cui gestione crea problemi al traduttore. Il fatto che non sia possibile mai tradurre tutto è una garanzia per la conservazione delle differenze, così come è una garanzia per la conservazione della vita culturale.

Il traduttore è allora lo strumento della vita nella semiosfera, la traducibilità è un concetto relativo, ma un livello minimo di traducibilità è garantito dalla contiguità di più sistemi, o più semiosfere, all'interno dell'universo.

Nella prossima unità esamineremo il concetto di traducibilità alla luce del pensiero di uno dei fondatori della semiotica, Charles S. Peirce.

Bibliografia

LOTMAN JU. O semiosfere.Izbrannye stat´i v trëh tomah. vol. 1. Stat´i po semiotike i tipologii kul´tury p. 11-24. Tallinn, Al?ksandra, 1992. ISBN 5-450-01551-8.

LOTMAN JU. La semiosfera. L'asimmetria e il dialogo nelle strutture pensanti. A cura di Simonetta Salvestroni. Venezia, Marsilio, 1985. ISBN 88-317-4703-7.



1 Lotman 1992, p. 13.
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2 Lotman 1992, p. 13. Neretto mio.
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3 Lotman 1992, p. 14. Neretto mio.
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4 Lotman 1992, p. 17.
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5 Lotman 1992, p. 16.
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