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38 - Come tradurre i realia

«[...] en él nunca veremos el rostro de quien fue pintado de espaldas ni la nuca de quien se retrató de frente ni el lado oculto de quien ofreció el perfil»1.

"[...] we'll never see the face of the person who was painted from behind, or the nape of the neck of the one whose face was portrayed, or the hidden side of the one in profile"2.

Nelle unità precedenti abbiamo esaminato le modalità di traduzione dei realia. Ora vedremo in che modo è possibile procedere per scegliere una o l'altra strategia. Il principio di fondo che guida le scelte traduttive in generale, e anche quelle sui realia in particolare, è che non ha molta utilità stabilire regole generali, ma è bene valutare caso per caso vantaggi e svantaggi delle varie strategie possibili.

La prima scelta da operare, naturalmente, è tra traslitterazione e traduzione. È possibile riassumere in cinque punti le variabili da cui dipende tale scelta:

  1. il tipo di testo;
  2. la significatività dei realia nel contesto;
  3. il tipo di realia, il loro ruolo sistemico nella cultura emittente e nella cultura ricevente;
  4. le lingue, le collocazioni e le collocabilità, il grado di accettazione di collocazioni insolite e di espressioni esotiche nella cultura ricevente, e la volontà del traduttore di "costringere" il lettore a superare una pigrizia mentale a vantaggio di una più ricca conoscenza del mondo;
  5. il lettore modello del metatesto (con eventuali, probabili differenze rispetto al lettore modello del prototesto).

1. il tipo di testo
Se si tratta di un testo scientifico, è probabile che si incontrino pochi realia e che quei pochi siano più che altro dei termini (parole di una terminologia settoriale), che solitamente hanno come esito in traduzione il termine corrispondente nella cultura ricevente. Nella pubblicistica, statisticamente è più frequente la traslitterazione, mentre nella letteratura finzionale la scelta dipende moltissimo dalla strategia traduttiva, perciò non è possibile tracciare quadri statistici o linee di tendenza. Vlahov e Florin raccomandano3 la traduzione per la letteratura destinata all'infanzia, ma io non sono d'accordo. Non credo che il lettore modello di un libro per bambini sia più rigido e meno curioso della diversità, al contrario, mi sembra più frequente che queste siano le caratteristiche del lettore adulto. In un romanzo d'avventure, è il genere stesso a dettare la scelta della traslitterazione, poiché la scelta di leggere un romanzo d'avventure è una scelta di curiosità per il nuovo, il diverso l'esotico. In questo caso, forse, si può fare un'eccezione alla regola di non generalizzare, e stabilire che qui la trascrizione è quasi d'obbligo. In un'opera di divulgazione, dato il carattere didascalico che vi è implicito, mi sembra che la soluzione più idonea sia la trascrizione con spiegazione in nota. Nel testo drammatico, non dandosi la possibilità di fare note, la scelta è più complessa e rientra nella strategia registica complessiva.

2. la significatività dei realia nel contesto
La presenza di realia in un certo testo può essere più o meno significativa, il loro ruolo può avere un valore semantico più o meno grande. Una differenza è costituita dal fatto che gli elementi di realia siano estranei o propri alla cultura emittente. Quando i realia sono estranei già alla cultura emittente, è probabile che una strategia traduttiva neutra consista nel traslitterarli o trascriverli. La presenza di realia propri della cultura emittente, invece, pone un problema molto più serio al traduttore. In questo caso il grado di esotizzazione, in caso di traslitterazione o trascrizione, aumenta molto rispetto al prototesto:

comuni e abituali nella lingua dell'originale, queste parole ed espressioni nella lingua della traduzione escono dal contesto lessicale comune, si distinguono per la loro eterogeneità, e di conseguenza esigono un rafforzamento dell'attenzione per essere decodificate4.

Perciò si può affermare che laddove i realia abbiano un significato sistemico (testuale, contestuale) importante, è più opportuna la trascrizione, mentre la traduzione è indicata quando i realia sono tra le sottodominanti più basse nella scala gerarchica stilata dal traduttore al momento di decidere la propria strategia. Il rischio insito nella trascrizione o traslitterazione è, qualora questa non convogli in alcun modo il senso lessicale della parola trascritta, di non rendersi conto che la dominante, in questo caso, era proprio la valenza lessicale della parola. A quel punto forse, se si è certi che sia questo il caso, conviene scegliere una parola comprensibile nella cultura ricevente.

3. il tipo di realia
Un parametro essenziale è il grado di conoscenza che in una cultura si ha di determinati realia. Alcuni non destano quasi nessun dubbio: è il caso di rublo, franco, bolscevico, toreador, termidoro, giacobino. Sono parole che si trovano in qualsiasi enciclopedia o dizionario enciclopedico, e in questi casi la trascrizione è una scelta quasi obbligata, poiché il lettore che eventualmente non fosse a conoscenza del loro significato può facilmente accedervi indirettamente. I realia che pongono quindi davvero problemi sono quelli nazionali (della cultura emittente), regionali e (micro-)locali. Di questi, i più semanticamente attivi si possono trascrivere, quelli più secondari eventualmente tradurre, a seconda della strategia traduttiva complessiva.

Le parole che indicano determinate entità territoriali o economiche o politiche, se tradotte, possono indurre in errore il lettore. Sarebbe fuorviante "tradurre" il Presidente degli Stati Uniti d'America in primo ministro, o tradurre l'"amministrazione" Clinton in "governo" Clinton. Così come sarebbe quanto meno poco informativo parlare del "segretario di Stato" di un paese europeo, dove invece è in carica un ministro degli Esteri.

Analogamente, sarebbe fuorviante tradurre un kolhoz sovietico in una fattoria, come se non vi fosse alcuna peculiarità del kolhoz rispetto alle fattorie che si trovano in buona parte del resto del mondo.

4. la cultura emittente e la cultura ricevente, e relative lingue
Non esiste una quota uniforme di parole straniere nei vari dizionari nazionali. Ci sono culture più inclini ad assorbire parole dalle culture "estranee", e altre meno. E, per motivi storici delle singole nazioni, alcune culture lasciano più il segno su altre. Per esempio, nei paesi un tempo appartenenti all'orbita sovietica, per esempio nelle repubbliche baltiche che stanno entrando a fare parte dell'Unione europea, fino al 1991 la quantità di prestiti russi era altissima, a causa della dominazione politica. È assai probabile che, nei limiti del possibile, tali prestiti siano caduti in disuso dopo il 1991, da quando cioè tali repubbliche sono tornate indipendenti.

Per motivi analoghi, i prestiti dal francese hanno imperato in inglese, italiano, tedesco e russo per molti secoli, perché la cultura francese è stata quella dominante oppure comunque una delle culture dominanti a livello mondiale occidentale. Mentre in questo secolo, soprattutto con internet, si assiste al clamoroso predominio linguistico dell'inglese. Qualsiasi cultura in cui non viga un rigido protezionismo linguistico ospita, nei propri dizionari, una quantità di parole angloamericane che non ha reciproco.

 

Riferimenti Bibliografici

FINKEL´ A. M. Ob avtoperevode, TKP, 1962, p. 104-125.

MARÍAS J. Negra espalda del tiempo, Punto de lectura, 2000 (edizione originale 1998), ISBN 84-663-0007-7.

MARÍAS J. Dark Back of Time, New York, New Directions, 2001 (translated by Esther Allen), ISBN 0-8112-1466-4.

VLAHOV S., FLORIN S., Neperovodimoe v perevode. Realii, in Masterstvo perevoda, n. 6, 1969, Moskvà, Sovetskij pisatel´, 1970, p. 432-456.

VLAHOV S., FLORIN S., Neperovodimoe v perevode, Moskvà, Vysšaja škola, 1986.


1 Marías 2000, p. 73.
2 Marías 2001, p. 60.
3 1986: 106.
4 Finkel´ 1962: 112.