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6 - La generazione del testo - terza parte

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«[...] relatar lo ocurrido, dar cuenta de lo acaecido
[...] es una mera ilusión o quimera [...] »1.

Le lingue naturali, a differenza delle artificiali, sono molto flessibili. Le diverse componenti (concettuale, lessicale e sintattica) sono molto interdipendenti, ed è possibile che ciascuna influenzi le altre. Il vantaggio di tale architettura eterarchica è che ammette vari ordini di elaborazione dei dati. Per esempio, la scelta lessicale può precedere la scelta della struttura sintattica e viceversa2.

Un'altra considerazione a vantaggio di un'ipotesi secondo cui non c'è una rigida scomposizione cronologica tra la fase di elaborazione mentale e quella di stesura verbale è che l'ordine in cui si presentano i pensieri non necessariamente coincide con l'ordine in cui sono formulati in termini verbali. Anche perché il linguaggio verbale procede in via lineare (le parole sono in sequenza), o segmentale (donde i «tratti soprasegmentali»), mentre il pensiero è più simile a un ipertesto, in cui ogni elemento non è in relazione soltanto con quello precedente e quello successivo in ordine di emissione, ma anche con altri elementi contigui per motivi di suono, paradigma, senso, esperienza, affetto, accidente ecc.

Quando scegliamo i pensieri da esprimere, navighiamo in un iperspazio multidimensionale (memoria di lungo periodo). Gli oggetti di questo spazio sono indicizzati in base a varie dimensioni (forma, funzione, parte di ecc.). Per esempio, una rosa può essere considerata fiore, dono, o simbolo, un'automobile può essere indicizzata in base all'origine (Francia, Italia), al produttore (Renault, Fiat), alla funzione (trasporto privato, pubblico), al tipo (sportiva, trazione integrale), al prezzo (lusso, economica), all'anno (d'annata, moderna) ecc. Questa classificazione multidimensionale (cross indexing) fa sì che gli oggetti compaiano in varie categorie o a vari livelli dell'albero3.

  Sono stati compiuti numerosi esperimenti di analisi dei banali errori che tutti facciamo quando parliamo (lapsus vari, sostituzione di una parola con un'altra, inversione di elementi ecc.). Da questi esperimenti si può cercare di ricostruire abduttivamente quali siano le fasi di elaborazione mentale che portano alle formulazioni analizzate. L'opinione prevalente tra gli studiosi che esaminano la letteratura scientifica sugli errori verbali involontari è a favore di un'elaborazione che procede per fasi; in cui prima verrebbero individuate a grandi linee le azioni o gli eventi, poi gli elementi che le compongono, poi le relazioni intercorrenti, secondo uno schema come questo:


Figura 1: l'albero che, con le sue ramificazioni, rappresenta i procedimenti mentali necessari per la formulazione di un enunciato (tratto da Zock 1996). La progressione temporale è rappresentata procedendo dall'alto verso il basso. Orizzontalmente si estendono le varie parti dell'enunciato.

Questo schema ad albero rappresenta il procedimento necessario per generare la frase «When the old man saw the little boy drowning in the river, he went to his canoe in order to rescue him»4.
  Come si vede, procedendo dall'alto verso il basso, da un punto di vista cognitivo si comincia dall'identificazione dei due eventi principali attorno a cui ruota l'enunciato (il vecchio vede, il vecchio va). Nella seconda fase, i due eventi vengono specificati nelle grandi linee: percezione, azione finalizzata. Nella terza fase c'è un'ulteriore specificazione, e così via, fino a giungere ai dettagli della versione finale (parte bassa dello schema).
  Uno degli elementi a favore della teoria della generazione testuale mista (che comporta all'inizio una macropianificazione approssimativa ma globale, mentre poi, via via che si avvicina il momento di attualizzare in parole le singole parti, avvengono singole micropianificazioni e attualizzazioni verbali dettagliate) è la presenza di elementi che hanno senso soltanto contemplando l'enunciato completo come, nell'esempio di Zock, «When». Una parola simile, che si trova all'inizio della frase, non sarebbe né prevedibile né sensata se lo scrivente (o il parlante) non fosse a conoscenza dell'andamento complessivo dell'enunciato, composto da una frase principale e una secondaria temporale.
  D'altra parte, la memoria di breve periodo è troppo poco estesa per consentire la programmazione dell'intero enunciato in tutti i suoi particolari fin dal momento dell'attualizzazione del primo segmento. È perciò indispensabile impostare il problema della progettazione dell'enunciato come Zock, in due fasi: un progetto generale in cui è presente lo scheletro dell'enunciato, e vari microprogetti specifici in cui si realizzano i singoli componenti.
  Quando si parla di stesura di un metatesto come traduzione dal mentale al verbale, si vuole dare un'idea generica approssimativa. Scendendo nei dettagli ci si accorge che, in realtà, si assiste a una serie di microtraduzioni che, come spolette, vanno avanti e indietro dal verbale al mentale e viceversa. Dopo la prima traduzione approssimativa di materiale mentale in lessico, i campi semantici delle parole scelte, la loro combinabilità sintattica, i significati connotativi di queste parole per lo scrivente, le esperienze cognitive legate all'uso di tali parole da parte del soggetto determinano un feedback informativo (dal verbale al mentale) che influenza la scelta di altre parole e il completamento e/o la modifica delle strutture sintattiche (dal mentale al verbale).
  Sia la fase di stesura del testo di una traduzione, sia la fase di revisione del metatesto vedono un continuo lavoro di microtraduzione dal mentale al verbale e viceversa che ha fine soltanto nel momento in cui si decide di non intervenire più sul testo (quando la stesura è considerata definitiva).

  

Riferimenti Bibliografici

BATEMAN J. & ZOCK M. Natural Language Generation, in R. Mitkov, a cura di, Handbook of Computational Linguistics, Oxford University Press, 2001, ISBN

MARÍAS J. Negra espalda del tiempo, Punto de lectura, 2000 (edizione originale 1998), ISBN 84-663-0007-7.

ZOCK M. Holmes meets Montgomery: an unusual yet necessary encounter between a detective and a general, or, the need of analytical and strategic skills in outline planning, in VI Simposio Internacional de Comunicacion Social, Santiago de Cuba, 1999, p. 478-483.

ZOCK M. The power of words, in Message Planning, 16th International Conference on Computational Linguistics (COLING), Copenhagen, 1996, p. 990-5.

ZOCK M. Sentence generation by pattern matching: the problem of syntactic choice, in R. Mitkov & N. Nicolov a cura di, Recent Advances in Natural Language Processing. Series: Current Issues in Linguistic Theory, Amsterdam, Benjamins, 1997, ISBN p. 317-352.


1 Marías 1998 (2000), p. 10.
2 «Natural languages, as opposed to artificial languages, are very flexible. The different components (conceptual, lexical and syntactic) are highly interdependent, each component possibly influencing the others. The advantage of such heterarchical architecture is that it allows for various orders of data processing. For example, lexical choice may precede the choice of syntactic structure and vice versa». Zock 1997, p. 326.
3 «When choosing the thoughts to be expressed, we navigate in a multidimensional hyperspace (long-term memory). The objects of this space are indexed along various dimensions (from, function, part of, etc.). For example, a rose can be seen as a flower, a gift or a symbol, a car may be indexed according to its origin (France, Italy), producer (Renault, Fiat), function (private, public transportation), type (sport, 4-wheel drive), price (luxury, economic), year (old-timer, modern), etc. This multidimensional classification (cross indexing) allows objects to appear in several categories or at different levels of a tree». Zock 1999, p. 481.
4 Zock 1996, p. 990-991.

 



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