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6. La lettura - Parte Prima

IN RETE
(in francese)
DELISLE J.


IN RETE
(in inglese)
BELL, R. T.
Routledge Encyclopedia of Translation Studies.


VYGOTSKIJ L. S.
Quando un individuo legge, la sua mente svolge molte operazioni in una sequenza così rapida, che spesso sembra che tutto avvenga simultaneamente. L'occhio esamina in successione (da sinistra a destra in molte lingue occidentali, ma anche da destra a sinistra o dall'alto in basso) una serie di segni grafici (grafemi), che danno vita a sillabe, parole, frasi, periodi, paragrafi, capitoli, testi.

Nella prima fase in cui l'individuo legge la prima lettera, la confronta immediatamente con un repertorio di lettere (l'alfabeto latino, nel caso dell'italiano) fino a individuarla, per poi passare alla decifrazione del grafema successivo, tutto ciò avviene senza che il lettore ne sia consapevole.

Nel caso dell'ascolto, succede lo stesso con i suoni che vengono trasformati dapprima in fonemi (unità fonetiche minime sprovviste di senso proprio ma che prendono parte alla significazione), poi in sillabe e così via fino alla decifrazione di un messaggio dotato di senso. A differenza della lettura, nel cui atto le parole sono separate da una distanza grafica, da uno spazio non scritto, nell'ascolto è necessaria anche l'abilità di individuare dove una parola finisce e la successiva comincia, dato che non sempre nel parlato le parole sono separate una dall'altra da chiare pause di silenzio.

Quando il lettore ha completato la decodificazione della prima parola, mentalmente ricostruisce la pronuncia complessiva della parola, che non sempre è la semplice somma dei suoni dei singoli grafemi in successione. (Per esempio, nella parola italiana «voglio», la «g» può essere, fuori co-testo, pronunciata come g molle [come in ginestra], come g dura [come in Gherardo], oltre che come va pronunciata nel caso specifico; per cui occorre vagliare e scartare le ipotesi non pertinenti.) Viceversa, l'ascoltatore spesso mentalmente ne ricostruisce la grafia complessiva, che non sempre ha una corrispondenza diretta biunivoca con la pronuncia.

A questo punto lettore e ascoltatore sono giunti a decodificare la forma sonora e la forma visiva della prima parola. Questa viene posta a confronto con un repertorio di forme sonore e/o visive presente nella loro mente fino a trovare una o più corrispondenze (quando le corrispondenze sonore sono più di una, si tratta di omofoni, quando sono più di una le corrispondenze grafiche, si tratta di omografi; inoltre bisogna tenere conto delle corrispondenze non perfette ma possibili dovute a difetti di pronuncia, grafie poco chiare, disturbi sonori, storpiature grafiche o refusi).

Tale repertorio di strutture auditive e visive è quello che differenzia una lingua dall'altra, un codice dall'altro. E proprio questa differenza spiega perché si sostenga che il rapporto tra significante (suono o segno) e significato sia arbitrario. Se così non fosse, tutti i codici naturali sarebbero identici nella loro relazione di significazione. Il reperimento delle corrispondenze quindi si riferisce a un preciso sistema linguistico:

«[...] decoding the source-text linguistic signs with reference to the language system (i. e. determining the semantic relationships between the words and utterances of the text)» 1. Per chi conosca più di una lingua, o per chi conosca quanto meno l'aspetto grafico o il suono di più di una lingua, prima di passare alla ricerca delle corrispondenze possibili si tratta anche di operare una selezione di codice. Lo stesso avviene quando, inframezzata a parole di un dato codice, ce n'è una appartenente a un'altra lingua, che quindi segue regole di pronuncia e di ortografia diverse (per esempio: «Siamo scesi nel mezzanino del metro»).

In una prima fase, l'individuazione di parole non porta alla ricerca dei loro significati possibili, ma soltanto alla riproduzione mentale della parola. «La parola può essere sostituita dalla sua rappresentazione o dalla sua immagine mnestica, come qualsiasi altro oggetto» 2. Alcuni studiosi hanno confuso questa fase con quella del pensiero interno che invece, come vedremo, è tutt'altro. «Negli autori passati troviamo sempre il segno uguale tra la riproduzione delle parole nella memoria e il linguaggio interno. Ma in realtà sono due processi diversi, che bisogna differenziare» 3.

Un conto, insomma, è pensare a una parola, un altro conto è pensare ai suoi significati. Quando comunque la lettura avviene in assenza di disturbi interni o esterni, si passa rapidamente dalla riproduzione mentale della parola alla ricerca dei significati possibili.

La rapidità di questo processo, o meglio di questa successione di processi, non dipende soltanto dalla familiarità acquisita con singole lettere e parole (fenomeno che riguarda perlopiù chi si appresta a imparare una lingua), ma soprattutto dalla familiarità con le strutture grafiche/fonetiche più ricorrenti. Infatti il lettore esperto non legge effettivamente tutte le lettere di tutte le parole di tutte le frasi, ma ne capta la porzione minima indispensabile per completare mentalmente l'unità di senso, sulla base delle proprie competenze enciclopediche.

La percezione e la selezione delle corrispondenze auditive o grafiche, a sua volta, si basa sul co-testo e sul contesto in cui la parola occorre: possono anche in questo caso intervenire correzioni basate sull'esperienza enciclopedica del lettore. Se, per esempio, in un libro di cucina si incontra la parola «astronomia», l'esperienza del lettore propende per una correzione mentale della parola in «gastronomia», la cui occorrenza in quel contesto è assai più probabile.

Tale operazione può anche essere definita «adattamento della decodificazione al contesto referenziale dell'enunciato»: «defining the conceptual content of an utterance by drawing on the referential context in which it is embedded [...]» 4.

La lettura è un processo mentale attivo, in cui il lettore è impegnato a ricostruire il messaggio dell'autore. I segni impressi sulla carta (e i suoni che compongono i messaggi orali) inducono una mente attiva a riflettere sulle alternative possibili per la ri-costruzione del contenuto del messaggio.

Nella lettura si ha un testo di partenza (come nella traduzione interlinguistica, oggetto principale di questo corso) però, in arrivo, non si ha un testo ma un insieme di congetture e ricostruzioni ipotetiche circa il possibile intento dell'autore nell'emettere il messaggio.

«During the analysis stage, the translator reads/listens to the source text, drawing on background, encyclopedic knowledge - including specialist domain knowledge and knowledge of text convention - to comprehend features contained in the text» 5.

Le parole del testo di partenza entrano nella nostra mente e producono un effetto complessivo che non è un insieme di parole, ossia non è un "testo di arrivo", come accade nella traduzione interlinguistica, ma un insieme di entità difficili da precisare che comunque sono mentali e non sono verbali. Questo significa che nella nostra mente deve esistere una sorta di codice interno (o subverbale, come dicevamo nelle unità precedenti), che, in base alla nostra esperienza percettiva, suddivide e classifica le percezioni possibili. «Qui abbiamo un processo [...] dall'esterno all'interno, un processo di volatilizzazione del linguaggio [rec´] nel pensiero [mysl´]. Da qui la struttura di questo linguaggio e tutte le sue differenze rispetto alla struttura del linguaggio esterno» . 6.

Vygotskij ha condotto ricerche sui bambini, che in certe fasi del loro sviluppo impiegano un linguaggio definito da Piaget «egocentrico», nel senso che è un linguaggio che il bambino rivolge a sé stesso. Secondo Vygotskij, studiare il linguaggio egocentrico del bambino è importante perché è l'embrione del linguaggio interno dell'adulto. E scrive: «[...] il linguaggio per sé non può affatto trovare la sua espressione nella struttura del linguaggio esterno, completamente diverso per la sua natura; la forma di linguaggio, che è del tutto particolare per la sua struttura [...] deve avere necessariamente una sua forma d'espressione speciale, poiché il suo aspetto fasico cessa di coincidere con l'aspetto fasico del linguaggio esterno» 7.

Nella prossima unità vedremo più approfonditamente di cosa si tratta.

Bibliografia

BELL, R. T. Psycholinguistic/cognitive approaches. In Routledge Encyclopedia of Translation Studies.
London-New York, Routledge, 1998, p. 185-190. ISBN 0-415-09380-5.

DELISLE J. Translation. An Interpretive Approach.
Ottawa, Ottawa University Press, 1988.

VYGOTSKIJ L. S. Pensiero e linguaggio. Ricerche psicologiche.
Edizione originale: Myšlenie i reč´. Psihologičeskie issledovanija. Moskvà-Leningrad, Gosudarstvennoe social´no-èkonomičeskoe izdatel´stvo, 1934, a cura di L. Mecacci. Bari, Laterza, 1990. ISBN 88-420-3588-2.



1 Delisle 1988.
2 Vygotskij 1990, p. 344.
3 Vygotskij 1990, p. 345.
4 Delisle 1988.
5 Bell 1990, p. 187.
6 Vygotskij 1990, p. 347.
7 Vygotskij 1990, p. 354.