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31. L'analisi del testo da tradurre - sesta parte

 

«A poco a poco riuscirai a capire qualcosa di più sulle origini delle macchinazioni del traduttore»1

 

Le ragioni per le quali un testo è stato scritto sono un elemento utilissimo da considerare quando si analizza un testo in vista di una sua traduzione interlinguistica. Non è detto però che le ragioni che hanno spinto l'autore a creare il testo coincidano con quelle che inducono il promotore della traduzione a farlo tradurre. Può per esempio verificarsi il caso di una poesia ispirata dall'amore per un uomo o una donna che viene tradotta perché, esauritasi la sua funzione iniziale, ora è interessante in quanto opera d'arte. D'altra parte, è evidente che il foglietto d'istruzioni per un casco da bicicletta viene scritto e tradotto esattamente per un medesimo motivo: cercare di evitare che i ciclisti abbiano lesioni cerebrali.
La funzione del testo è un altro elemento fondamentale che caratterizza l'analisi traduttologica e che getta luce sulle possibili strategie traduttive da elaborare. Anche in questo caso è indispensabile distinguere la funzione dell'originale nella sua cultura e le possibili funzioni della traduzione nella cultura che la accoglie.
Alcune funzioni possono essere casi rari nel loro genere, ma altre costituiscono ricorrenze al punto che finiscono per costituire veri e propri tipi di testo2. Dovendo classificare i tipi di testo, le possibilità sono molteplici. Senza scendere nei dettagli al punto di distinguere «editoriali di quotidiano» da «estratti dalle norme per i viaggiatori esposti sui mezzi pubblici», «bandi d'asta» e «cataloghi di museo», è possibile individuare grandi categorie fondamentali all'interno delle quali si possono individuare nicchie minori.
Una distinzione possibile riguarda i testi «informativi» ed «espressivi». I testi informativi sono di carattere puramente descrittivo e si basano su oggetti piuttosto ben definitivi del mondo esterno. Per «espressivo» si intende invece un testo che, indipendentemente dalle potenzialità informative, è caratterizzato da un'enfasi per le qualità formali (si pensi per esempio alla dicotomia di Hjelmslev tra piano del contenuto e piano dell'espressione) e per le modalità dell'espressione.
Una distinzione molto simile è quella tra testi chiusi o denotativi e testi aperti o connotativi. Un testo (informativo) è più chiuso quando le possibilità interpretative sono limitate, mentre è aperto (espressivo) quando dà adito a polisemia, ambiguità, semiosi potenzialmente non terminabile.
Nord parla anche del testo letterario, definito in termini culturospecifici come testo che, lungi dal descrivere la realtà, ha l'obbiettivo di motivare visioni personali della realtà descrivendo un mondo finzionale alternativo3. Resta inteso che, in mancanza di criteri oggettivi, universali per distinguere un testo letterario da uno non letterario, si fa riferimento a una determinata cultura, all'interno della quale è possibile reperire autori e lettori concordi nel considerare determinate opere «letterarie» o «non letterarie». In virtù di questa culturospecificità del concetto di letterarietà di un testo, non è affatto sicuro che la funzione «letteraria» svolta da un testo nella cultura che l'ha generato coincida con la funzione che svolge nella metacultura, o cultura ricevente.
Per esempio, possono darsi casi in cui un testo letterario nella protocultura diventi informativo nella metacultura perché, per esempio, in quest'ultima cultura non esiste un background estetico in grado di apprezzare la letterarietà dell'opera, che però, per il suo contenuto informativo inessenziale nella cultura emittente, diviene interessante perciò nella cultura ricevente.
Ma anche quello di «traduzione» è un concetto culturospecifico. Perciò tutto quanto diciamo sulla traduzione, anche se non intendiamo le norme come imposizioni ma come semplici generalizzazioni di fenomeni ricorrenti, va inteso come se fosse accompagnato dalla premessa «nella nostra cultura», che quindi, come tutti gli elementi di fatto dati per scontati in una cultura, consideriamo sempre implicita. Dato che, sostiene Nord, nella nostra cultura i due obbiettivi di una traduzione testuale interlinguistica sono la funzionalità del metatesto e la preservazione degli intenti dell'autore del prototesto, il traduttore valuta caso per caso quali funzioni del prototesto sono compatibili con la metacultura, e cerca di attivarle e di metterle in un ordine gerarchico di importanza.
La traduzione che si avvicina di più al soddisfacimento dell'esigenza che siano preservati gli intendimenti dell'autore del prototesto viene definita da Nord «documentaria», ed è quella per cui è necessaria una più attenta e approfondita analisi traduttologica. La traduzione che propende invece per garantire la funzionalità d'uso del metatesto nella metacultura è chiamata «strumentale». È importante occuparsi qui dei due approcci e dei sottotipi di metatesto a cui danno adito perché le considerazioni riguardanti il tipo di metatesto che si sta creando hanno anche un'influenza retroduttiva sull'analisi traduttologica.
Nella traduzione documentaria, il lettore del metatesto è sempre consapevole di avere a che fare con un processo comunicativo che si dipana sotto i suoi occhi, ossia è consapevole di trovarsi di fronte a un testo tradotto appositamente perché gli sia possibile fruirne.
Nord individua quattro tipi di traduzione documentaria, che divergono a seconda che la focalizzazione si soffermi sui diversi aspetti del prototesto: traduzione parola per parola, letteraria, filologica ed esotizzante. Nella traduzione parola per parola, la focalizzazione principale è sulla struttura morfologica, lessicale e sintattica del prototesto, che viene riprodotta nel metatesto senza tenere conto della sua coerenza testuale. In effetti, le traduzioni parola per parola sono molto scarsamente leggibili, soprattutto se le due lingue hanno sintassi particolarmente diverse. Gli altri sottotipi di traduzione documentaria sono meno estremi, ma tendono comunque a curarsi poco della funzionalità, dell'accettabilità del testo per il lettore. La traduzione esotizzante viene così chiamata perché tende a preservare i realia e le altre caratteristiche della protocultura, producendo un effetto di esotismo sul lettore del metatesto.
La traduzione strumentale, d'altro canto, tende a oscurare il fatto di essere una traduzione, poiché al lettore del metatesto appare un testo autonomo con una funzione precisa nella metacultura, senza nessun legame dichiarato con un prototesto, di cui il lettore del metatesto può ignorare l'esistenza. Il sacrificio della forma, della filologia, della memoria storica del testo viene fatto in nome della comunicabilità, della funzionalità operativa del testo nella cultura ricevente. In questo tipo, Nord individua tre sottotipi: nel primo la funzione del prototesto viene conservata intatta; è il caso delle istruzioni per l'uso e della corrispondenza commerciale, per esempio. Nel secondo sottotipo, la funzione viene alterata per adattare il testo alla cultura ricevente; è il caso, per esempio, dei Viaggi di Gulliver, nati come pamphlet politico e tradotti in molti paesi come letteratura per l'infanzia. Nel terzo sottotipo è perseguita la similarità dell'effetto prodotto dal testo sulla cultura: è la traduzione omologica. Come esempio, Nord porta la traduzione della poesia.

  

Riferimenti Bibliografici

CALVINO I. Se una notte d'inverno un viaggiatore, Torino, Einaudi, 1979.

NORD C. Text Analysis in Translation. Theory, Methodology, and Didactic Application of a Model for Translation-Oriented Text Analy-sis, traduzione dal tedesco di C. Nord e P. Sparrow, Amsterdam, Rodopi, 1991, ISBN 90-5183-311-3.


1 Calvino 1979, p. 159.
2 Nord 1991, p. 70.
3 Nord 1991, p. 71.