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34 - Realia geografici ed etnografici

«Entonces habrá de ser nada, porque lo que pides no cabe, profesor, y soy el primero en sentirlo»1.

"Then it will have to be nothing at all, because what you're asking for won't work, Professor, and I'm the first to feel it"2.

Una prima categoria di realia è costituita dai realia geografici, che a loro volta possono essere suddivisi in

  • oggetti della geografia fisica e della meteorologia, come per esempio: steppa, prateria, tampa, puszta, fiordo, uadi, mistral, simun, tornado, tsunami;
  • nomi di oggetti geografici legati all'attività dell'uomo: polder
  • denominazioni di specie endemiche: kiwi, koala, uomo delle nevi, yeti, sequoia, iguana delle Galapagos, čerëmuha.

 

Prendiamo il caso di «steppa». Vediamo quali possono essere gli esiti di questo elemento in una traduzione dal russo e in che modo sia possibile catalogarli.

Una possibilità consiste nella semplice traslitterazione della parola russa:

  1. step´; caratteristica di questa scelta è il riconoscimento dell'elemento altrui e una resa neutra (non specificante né generalizzante).
  2. Un'altra possibilità consiste nella trascrizione della parola russa cercando di assecondare la pronuncia e di renderla intuibile al lettore della cultura ricevente:

  3. stiép; caratteristica di questa scelta è il riconoscimento dell'elemento altrui e una resa neutra (non specificante né generalizzante). Rispetto al caso precedente, c'è una maggiore appropriazione della grafia.
  4. Una terza possibilità è la creazione di un traducente specifico per la cultura ricevente, in questo caso:

  5. steppa; caratteristica di questa scelta è il riconoscimento solo parziale dell'elemento altrui (il lettore può non sapere che «steppa» è una parola che deriva dalla cultura russa) e una resa neutra (non specificante né generalizzante).
  6. Una quarta possibilità consiste nella esplicitazione del contenuto denotativo:

  7. tipo di vegetazione costituito da combinazioni di erbe a contenuto più o meno alto di clorofilla; caratteristica di questa scelta è il mancato riconoscimento dell'elemento altrui, una sorta di standardizzazione di una caratteristica specifica, e una resa specificante (non neutra né generalizzante) che consiste nell'esplicitazione;
  8. una quinta possibilità consiste nella sostituzione della steppa con una variante locale della cultura ricevente di questo tipo di vegetazione:

  9. puszta (per la cultura ungherese), prairie (per la cultura nordamericana), pampa (per la cultura sudamericana); caratteristica di questa scelta è l'appropriazione dell'elemento altrui. Trovare una puszta in un testo russo ambientato in Russia è in un certo senso un "falso geografico" e una resa specificante (non neutra né generalizzante).
  10. una sesta possibilità consiste nella sostituzione della steppa con una variante di questo tipo di vegetazione considerata "internazionale", la più nota nel mondo. Nel nostro caso, per esempio, supponendo che la denominazione più diffusa nel mondo sia quella di «steppa», traducendo dall'ungherese in inglese puszta, usare come traducente

  11. «steppe»; caratteristica di questa scelta è il mancato riconoscimento dell'elemento altrui, la sua assimilazione a un generico "codice internazionale" non tipico di una regione precisa e una resa generalizzante (non specificante né neutra).
  12. Una settima possibilità consiste nella scelta precedente con l'aggiunta di un aggettivo che ne specifichi l'identità geografica:

  13. «Hungarian steppe»; caratteristica di questa scelta è il riconoscimento dell'elemento altrui a livello contenutistico, anche se non formale, e una resa neutra (non specificante né generalizzante).

Vlahov e Florin distinguono poi i realia etnografici. Sono le parole che significano concetti della disciplina che studia la vita quotidiana e la cultura dei popoli, le forme della cultura materiale e spirituale, le consuetudini, la religione, arte, folclore ecc. Sono ulteriormente suddivisi in:

  • vita quotidiana: šči, paprika, pie, spaghetti, empanados, knedli, kumys, sidro, trattoria, sauna, bistrot, drugstore; kimono, sari, sarong, toga, mocassini, lapti, sombrero, fibula, jeans; isb
  • à, jurta, igloo, vigvam, bungalow, tucul, hacienda, anfora; fiacre, trojka, cab, lando, gondola;
  • lavoro: brigadiere, farmer, gaucho, consierge, dežurnaja, fellah; machete, boleadoras; kolhoz, rancho, latifondo, brigata, gilda;
  • arte e cultura: kazačok, tarantella, coro, canzonetta, blues; balalajka, tam tam, nacchere, banjo; saga, bylina, častuški; no (teatro), commedia dell'arte, arlecchino, petruška; ikebana; bardo, menestrello, skomoroh, geisha, carnevale, ramadan, primo maggio, pasqua, hanukŕ
  • , giorno del ringraziamento, tarocco, pitcher; Babbo Natale, walkiria, lupo mannaro, vampiro, žar-ptica, baba jagŕ, tappeto volante, lama, sciamano, bonzo; mormoni, quaccheri, dervisci, pagoda, sinagoga, idi, calende, bab´e leto;
  • oggetti etnici: bantu, copto, cosacco, totonaki, basco; cockney, Fritz, gringo, gorilla, yankee; carioca, kanaka;
  • misure e denaro: aršin, piede, miglio, iarda, li, pud, ettaro, pertica, quarto; rublo, dollaro, copeco, lira, dinaro, peseta, talento, grand, verdone.

Prendiamo il caso di «sinagoga». Vediamo quali possono essere gli esiti di questo elemento in una traduzione da una lingua che non sia l'ebraico e in che modo sia possibile catalogarli.

Una possibilità consiste nella traslitterazione della parola ebraica:

  1. beit hakneset; caratteristica di questa scelta è il riconoscimento dell'elemento altrui e una resa specificante (non neutra né generalizzante).
  2. Un'altra possibilità consiste nella traduzione delle parole ebraiche beit hakneset per ricostruire nella cultura ricevente una forma linguisticamente simile:

  3. casa della riunione; caratteristica di questa scelta è il mancato riconoscimento dell'elemento altrui (una "casa della riunione" potrebbe essere ovunque, in qualunque cultura) e una resa neutra (non specificante né generalizzante).
  4. Una terza possibilità è la creazione di un traducente specifico per la cultura ricevente, in questo caso:

  5. sinagoga; caratteristica di questa scelta è il riconoscimento solo parziale dell'elemento altrui (il lettore può non sapere che «sinagoga» è una parola di origine greca che deriva dalla cultura ebraica) e una resa neutra (non specificante né generalizzante).
  6. Una quarta possibilità consiste nella esplicitazione del contenuto denotativo:

  7. edificio sacro dell'ebraismo destinato all'esercizio del culto; caratteristica di questa scelta è una resa specificante (non neutra né generalizzante) che consiste nell'esplicitazione, congiunta al riconoscimento di tale elemento come appartenente a una cultura ben precisa;
  8. una quinta possibilità consiste nella sostituzione della sinagoga con una variante locale della cultura ricevente di questo tipo di elemento:

  9. chiesa (per la cultura cristiana), moschea (per la cultura islamica), tempio (per alcune culture politeiste); caratteristica di questa scelta è l'appropriazione dell'elemento altrui. Trovare una chiesa in un testo ebraico ambientato in un contesto ebraico è in un certo senso un "falso culturale" e una resa specificante (non neutra né generalizzante).
  10. una sesta possibilità consiste nella sostituzione della sinagoga con una variante di questo tipo di edificio sacro considerata "internazionale", la più nota nel mondo. Nel nostro caso, per esempio, supponendo che la denominazione più diffusa nel mondo sia quella di «tempio», usare come traducente

  11. «tempio»; caratteristica di questa scelta è il mancato riconoscimento dell'elemento altrui, la sua assimilazione a un generico "codice internazionale" non tipico di una regione precisa e una resa generalizzante (non specificante né neutra).

Una settima possibilità consiste nella scelta precedente con l'aggiunta di un aggettivo che ne specifichi l'identità geografica:

«tempio ebraico»; caratteristica di questa scelta è il riconoscimento dell'elemento altrui a livello contenutistico, anche se non formale, e una resa neutra (non specificante né generalizzante).

Riferimenti Bibliografici

MARÍAS J. Negra espalda del tiempo, Punto de lectura, 2000 (edizione originale 1998), ISBN 84-663-0007-7.

MARÍAS J. Dark Back of Time, New York, New Directions, 2001 (translated by Esther Allen), ISBN 0-8112-1466-4.

VLAHOV S., FLORIN S., Neperovodimoe v perevode. Realii, in Masterstvo perevoda, n. 6, 1969, Moskvà, Sovetskij pisatel´, 1970, p. 432-456.

VLAHOV S., FLORIN S., Neperovodimoe v perevode, Moskvà, Vysšaja škola, 1986.


1 Marías 2000, p. 71.
2 Marías 2001, p. 59.