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36 - Realia: trascrizione, traslitterazione e calchi

«Escrito está y se repite idéntico sin compasión ni esperanza»1.

"Thus it is written and thus it is repeated, identically, without compassion or hope"2.

 

Vlahov e Florin, nel loro libro sui realia, dopo avere mostrato che è possibile classificarli in base alla tipologia degli oggetti, in base a parametri di luogo, o di tempo, passano a classificare i procedimenti di trasmissione dei realia in traduzione3. Tale classificazione, già da me tentata nelle due unità precedenti dopo gli esempi, in quel libro ha valore più sistematico.

Innanzitutto si distingue la traduzione dalla trascrizione dei realia come primo spartiacque fondamentale. Nel caso della traduzione, è insito il tentativo di maggiore appropriazione dell'elemento estraneo. Nel caso della trascrizione, c'è il tentativo di preservare l'elemento estraneo attraverso i mezzi propri.

Sebbene questa distinzione sia molto superficiale, credo che sia un primo criterio fondamentale per distinguere il trattamento dei realia sull'asse proprio versus altrui.

La trascrizione si suddivide a sua volta in trascrizione propriamente detta e traslitterazione.. Per «trascrizione» s'intende:

trasmissione di suoni di una lingua straniera (solitamente nome proprio, denominazione geografica, termine scientifico) usando le lettere dell'alfabeto della cultura ricevente.

Il fatto che l'alfabeto della cultura ricevente e quello della cultura emittente coincidano o siano diversi comporta ulteriori differenze. Se l'alfabeto è diverso, il cambiamento è maggiormente necessario (per quanto si incontrino anche inserzioni di testo in alfabeti diversi) perché il lettore della cultura ricevente sia in grado di elaborare il messaggio. Se l'alfabeto è il medesimo, possono darsi casi di adattamento che riproduca la pronuncia (per esempio, l'inglese chewing gum può diventare in italiano «ciuinga», ed essere recepito come parola italiana di genere femminile).

La traslitterazione è invece

trasmissione di lettere di una parola straniera mediante lettere dell'alfabeto della cultura ricevente.

L'enfasi della trascrizione è quindi sul suono, mentre l'enfasi della traslitterazione è sulla forma grafica. Quando la traslitterazione è portata all'estremo, è possibile a chiunque (persino a un computer) ricostruire la forma originaria di una parola, come se si trattasse della codifica /decodifica dell'alfabeto Morse.

Si potrebbe anche dire che l'approccio della trascrizione è utile nelle relazioni interpersonali dirette, nelle situazioni quotidiane, prosaiche, mentre l'approccio della traslitterazione è utile nelle relazioni più intellettuali, mediate dalla formulazione scritta.

L'esempio portato da Vlahov e Florin riguarda l'ascia dei nativi nordamericani (che già di per sé è una trascrizione dei coloni inglesi di una parola di una lingua preesistente priva di una forma scritta): il tomahawk. La trascrizione in russo sarebbe томахок, ossia tomahok, che è un modo per rendere pronunciabile a un russo questa parola in modo simile a come lo pronuncia un americano. Invece la parola è entrata nella cultura russa come томагавк ossia traslitterata lettera per lettera, in un modo che in caratteri latini risulterebbe «tomagavk», dato che, di norma, il suono della h aspirata è reso in russo con un suono g duro, e la doppia v, in mancanza d'altro, è resa con una v semplice4.

Passando alla traduzione dei realia, esistono varie possibilità, varie modalità di incorporazione. La prima attualizzazione consiste nel neologismo, che spesso corrisponde a un calco. Per «calco» s'intende soprattutto il «calco traduzione»: con materiale della lingua ricevente si forma una parola semplice o composta traducendo alla lettera gli elementi dell'espressione nella cultura emittente. Ne è un esempio classico l'inglese skyscraper, che conosce vari calchi: il russo neboskreb, l'italiano grattacielo, il francese gratte-ciel, il tedesco Wolkenkratzer.

Esistono poi i mezzi calchi, nei quali si conserva solo una parte di un'espressione composta. Per esempio, la traduzione del tedesco Dritte Reich è in italiano Terzo Reich, in russo tretij rejh, in inglese Third Reich.

Vi sono casi di appropriazione, ossia di adattamento di realia stranieri: si crea una parola nella lingua ricevente che però, sostanzialmente, veste sopra la struttura anche fonetica della parola originaria. È il caso dei pirožkě, tipici tortini ripieni russi, che in estone si chiamano pirukas; è il caso del tedesco Walküre, che è attualizzato in altre lingue come «valchiria» (italiano), Valkyrie (inglese), val´kirija (russo) ecc.; il francese concierge che in russo diventa kons´eržka, finendo per essere declinato come qualsiasi parola russa della declinazione del femminile in -a. In molti di questi casi si tratta di un'appropriazione "grammaticale", nel senso che l'adattamento permette di trattare la parola secondo le regole di reggenza e di declinazione e coniugazione della cultura ricevente.

Il neologismo semantico, invece, si differenzia dal calco per l'assenza di un legame etimologico con la parola originale. È una parola, o un insieme di parole, "creato" dal traduttore che permette di rendere il contenuto di senso dei realia. Viene chiamato anche calco semantico. Un esempio è l'inglese snowshoes dal quale deriva il russo snegostupy, formato con la radice sneg-, che significa «neve», e la radice stup-, che significa «passo» (ed è la stessa dell'inglese «step»). L'italiano, sulla stessa parola, ha invece effettuato un calco traduzione, producendo «racchette da neve».

Un esempio di calco semantico è quello di «realizzare» sull'inglese «to realize», dove al significato originario italiano del verbo (far diventare reale, fare) si sovrappone quello del verbo inglese (capire), in costrutti come:

Non avevo mai realizzato che tu fossi così bassa.

Ci sono anche i casi di finti calchi, o pseudocalchi, o calchi presunti. Per esempio, in inglese americano si usa la parola italiana «latte» per indicare non quello che in Italia significa «latte», ma «espresso coffee mixed with steamed milk», ossia «cappuccino», altro elemento di realia che invece è passato inalterato nella cultura anglofona. In italiano esiste la parola «golf» che, secondo molti italiani, è una parola inglese. Ma si tratta di uno pseudocalco, perché in inglese «golf» non indica un maglione - come invece succede in italiano - ma soltanto lo sport. Lo pseudocalco deriva forse dall'espressione britannica «golf jacket» ma, privato del sostantivo di riferimento «jacket», in inglese perde il senso che conserva in italiano, in modo molto simile a quanto avviene con «latte» e «caffelatte» e «cappuccino».

 

Riferimenti Bibliografici

MARÍAS J. Negra espalda del tiempo, Punto de lectura, 2000 (edizione originale 1998), ISBN 84-663-0007-7.

MARÍAS J. Dark Back of Time, New York, New Directions, 2001 (translated by Esther Allen), ISBN 0-8112-1466-4.

VLAHOV S., FLORIN S., Neperovodimoe v perevode. Realii, in Masterstvo perevoda, n. 6, 1969, Moskvà, Sovetskij pisatel´, 1970, p. 432-456.

VLAHOV S., FLORIN S., Neperovodimoe v perevode, Moskvà, Vysšaja škola, 1986.


1 Marías 2000, p. 73.
2 Marías 2001, p. 60.
3 Vlahov, Florin 1986: 96.
4 Vlahov, Florin, 1996: 98.