«Questo volume ha le pagine intonse:
un primo ostacolo che si contrappone alla tua
impazienza.» 1.
Quando il lettore entra a contatto col testo, si trova
di fronte un cómpito arduo, che è quello di decodificarlo. Uno degli
ostacoli principali è costituito dal fatto che i testi sono portatori di
ambiguità, di carattere semantico e sintattico.
Per ambiguità semantiche s'intende il fatto che una stessa
parola copre una serie di possibili significati. Alcuni di questi
significati, generalmente quelli denotativi, sono in parte riportati nei
dizionari alla voce corrispondente al lemma di una parola. Altri
significati, prevalentemente connotativi, sono riconducibili al contesto
(ambientale) in cui avviene l'enunciazione e al co-testo (verbale) in cui
una data parola è collocata.
Non è forse superfluo ricordare ancora una volta che i
significati connotativi sono estremamente instabili, e che i significati
denotativi di una parola in un codice naturale differiscono sempre da
quelli di qualsiasi altra parola, sia appartenente al medesimo codice
naturale, sia appartenente a un altro codice naturale.
Recentemente lo studioso statunitense Trueswell ha pubblicato
un saggio che studia, sulla base di esperimenti condotti su lettori, in che
modo vengano risolte le ambiguità di carattere sintattico e semantico
all'atto della lettura. Gli esempi sui quali sono stati condotti gli
esperimenti sono in lingua inglese, e si basano sul completamento di frasi
lasciate in sospeso.
1) Henry forgot Lila...
a) ...at her office (interpretazione con oggetto diretto: Henry ha dimenticato Lila in ufficio)
b) ... was almost always right (interpretazione con frase oggettiva: Henry ha dimenticato che Lila aveva quasi sempre ragione)
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Di fronte ad ambiguità come quelle dell'enunciato 1,
gli esperimenti indicano che i lettori hanno sempre una propensione per
la soluzione dell'ambiguità. Nel caso citato, per esempio, la maggior
parte dei lettori ha propeso per l'interpretazione a).
È stata creata una teoria dell'elaborazione delle frasi che
mette in risalto la natura integrativa dell'interpretazione: le ambiguità
vengono risolte, dopo avere preso in considerazione svariate fonti di
informazioni, sulla base di limitazioni che impediscono interpretazioni
diverse.
Allo stesso modo in cui una parola polisemica ha alcuni
significati dominanti rispetto agli altri, ossia significati che vengono
dati per più probabili a priori al di fuori di un contesto, così le parole
ambigue possono anche avere strutture sintattiche dominanti o subordinate.
Dagli esperimenti condotti da Trueswell e dagli autori citati nel suo
saggio risulta che il fatto che una struttura sia o non sia dominante
varia caso per caso, parola per parola. E, aggiungiamo noi, probabilmente
varia anche da una cultura all'altra, pur rimanendo all'interno di uno
stesso codice naturale, e da un parlante all'altro.
Secondo questa teoria, detta lessicalista, il fatto che un
lettore abbia a disposizione una serie di alternative sintattiche dipende
dalla frequenza con cui il lettore «ha incontrato quella parola in ciascun
contesto sintattico. Inoltre, le informazioni semantiche/contestuali
possono entrare assai rapidamente in gioco per contribuire a risolvere le
ambiguità possibili»2.
Questi due tipi di limitazione - la frequenza dell'esperienza
con una struttura sintattica e le informazioni semantiche e relative al
co-testo - non intervengono in modo successivo, ma contemporaneamente, in
interazione reciproca. Ciò è stato controllato basandosi sul presupposto
che, quando uno dei due fattori limitativi sia in contraddizione con
l'altro, il tempo necessario per disambiguare un enunciato aumenti.
Per effettuare questo controllo, si è distinto il tempo di
decodifica del co-testo sinistro di una parola ambigua (ossia le parole
che, negli alfabeti in cui si legge da sinistra a destra, vengono lette
prima di una parola ambigua) dal tempo necessario per decodificare le
parole che costituiscono il co-testo destro (parole successive). A tempi
alti di decodificazione corrispondono presunti conflitti tra i due tipi di
limitazione (frequenza della sintassi e aspetti semantico-co-testuali).
Per stabilire la probabilità che una certa struttura
sintattica o una certa valenza semantica vengano utilizzate all'interno di
una determinata comunità di parlanti, si è fatto ricorso a corpora testuali
contenenti milioni e milioni di frasi "reali", ossia pronunciate o scritte
e non create a tavolino. E si è riscontrato sulla base degli esperimenti
che i lettori, quando incontrano l'indizio che fa pensare a una struttura
molto probabile che però si sviluppa in modo diverso, impiegano molto più
tempo nel processo di risoluzione dell'ambiguità.
Tutte queste considerazioni spiegano per quale motivo la
traduzione automatica, ossia i computer che traducono, abbia avuto così
scarso successo. Il nostro cervello, nella disambiguazione di un enunciato,
fa ricorso non solo alle nostre conoscenze grammaticali, non solo alle
nostre conoscenze lessicali, ma anche alle statistiche - di carattere
indubbiamente inconscio - sulle frequenze con cui determinate strutture
lessicali e grammaticali si ripresentano alla nostra esperienza.
Dato che, tuttavia, i grandi corpora testuali sono assai più
capienti e affidabili del nostro cervello, attualmente la maggiore potenza
possibile per svolgere un lavoro di traduzione la si ottiene combinando la
duttile intelligenza umana con la consultazione (manuale e non automatica)
dei corpora esistenti. I corpora testuali, come tutti gli altri strumenti
necessari ai traduttori, saranno uno degli argomenti principali della
quarta parte di questo corso.
Riferimenti Bibliografici
CALVINO I. Se una notte d'inverno un viaggiatore, Torino, Einaudi, 1979.
TRUESWELL J. C. The organization and use of the lexicon for language comprehension, in Perception,
Cognition, and Language. Essays in Honor of Henry and Lila Gleitman.
Cambridge (Massachusetts), The M.I.T. Press, 2000. ISBN 0-262-12228-6.
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