«[...] la corrente che porta le frasi a [..]
fermarsi per un attimo prima d'essere
assorbite dai circuiti della sua mente [...]» 1.
Alla fine dell'unità precedente parlavamo dell'affinamento
della percezione che permette, con la pratica, di rilevare particolari
sempre più minuti. Con l'esercizio, inoltre, si riesce ad aumentare la
durata, la complessità e la profondità della concentrazione sull'atto
percettivo. Gli esempi portati da Gibson riguardano un tecnico della
produzione che tiene sotto controllo una lunga sequenza di operazioni
meccaniche, o un pilota che riesce a tenere conto delle informazioni che
gli vengono proposte dai numerosi apparecchi di rilevamento di cui
dispone.
Ma noi, facendo un breve salto in avanti, possiamo prefigurare
che cosa significa questo affinamento delle capacità percettive applicato
alle varie operazioni traduttive. Viene subito alla mente l'enorme
capacità di concentrazione necessaria a un interprete simultaneo -
moltissime operazioni, e non solo percettive, da svolgere in un lasso di
tempo estremamente limitato - o a un traduttore alle prese con la lettura
di un enunciato, durante la quale deve tenere conto di tutti gli equilibri
interni ed esterni che questo ha nei confronti del testo complessivo: un
numero molto elevato di operazioni di analisi e sintesi che, se possono
essere svolte senza le costrizioni di tempo di un interprete in cabina,
comportano la necessità di ragionare sul quadro complessivo e non sui
singoli input percettivi.
The spatial relations in an array, and the temporal relations
in a sequence, permit the information to be taken in progressively
larger and longer units or "chunks". One can finally grasp the
simultaneous composition of a whole panel of instruments or a
panorama, and apprehend the successive composition of a whole
production line or a whole symphony 2.
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La specializzazione dell'abilità percettiva non
comporta necessariamente l'intervento della memoria. Così come è
possibile pensare senza ricordare, è possibile anche imparare senza
ricordare. Le sensazioni sono sintomi occasionali e incidentali della
percezione e, allo stesso modo, «il ricordo conscio è un sintomo
occasionale e incidentale dell'apprendimento» 3.
L'aggiunta dell'aggettivo «conscio» ci spinge a pensare che, quando
Gibson afferma che per queste operazioni non è necessario fare ricorso
alla memoria, lo psicologo statunitense si riferisca alla memoria conscia.
Potremmo forse riformulare in questa luce alcune sue affermazioni dicendo,
per esempio, che è possibile pensare senza ricorrere a ricordi consci,
dando per scontato il ricorso automatico ad associazioni e ricordi di
carattere automatico e inconsapevole.
Stessa cosa si può dire del riconoscimento: così come può
capitare di riconoscere una persona, di sapere di averla già vista senza
però ricordare chi sia né dove la si è incontrata, è possibile che si
riconosca una parola senza ricordare altro. Anche questa è un'argomentazione a
favore del disgiungimento tra apprendimento e memoria conscia.
Vediamo ora in che modo la teoria del reperimento delle
informazioni in Gibson spiega l'effetto del linguaggio sulla percezione,
argomento che interessa ancor più direttamente i traduttori.
A differenza di teorie precedenti che consideravano la lingua
una sorta di codice utile solo a etichettare la realtà percepita (e che
da ciò traevano la conclusione che le parole, con i limiti del proprio
campo semantico, limiterebbero le capacità percettive, costringendo
all'interno dei significati codificati percezioni anche molto più
sfumate), Gibson postula che la lingua abbia anche capacità di
predicazione: non a caso, la lingua, oltre al vocabolario, ha anche una
grammatica o, per esprimerci come JAkobson, ha una capacità di
associazione sintagmatica oltre a una capacità di combinazione
paradigmatica. L'infinita combinabilità delle parole, a dispetto della
(presunta) finitezza di ciascuna, accresce enormemente le potenzialità
predicative e di conseguenza le potenzialità espressive e interpretative.
La conclusione di Gibson è che
Selection is inevitable. But this does not imply that the
verbal fixing of information distorts the perception of
the world 4.
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Dopo la percezione degli oggetti, l'osservatore
procede e individua quelle che per Gibson si chiamano affordance. Sentiamo
dalle sue stesse parole che cosa intende con questo termine, che viene
coniato da Gibson, ripreso da vari studiosi e impiegato in inglese anche
nei testi tradotti.
I have coined this word as a substitute for values, a term
which carries an old burden of philosophical meaning. I mean
simply what things furnish, for good or ill. What they afford
the observer, after all, depends on their properties 5.
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In polemica con la psicologia basata esclusivamente su
esperimenti di laboratorio, e forse anche con le restrizioni percettive
imposte dalla teoria della Gestalt, Gibson rivaluta l'aspetto ambientale,
contestuale della percezione. In un'ottica darwiniana, in cui dobbiamo
adattarci sempre meglio all'ambiente in cui viviamo, di ogni oggetto
cogliamo l'affordance, ossia, nel caso di un oggetto come di una parola,
non soltanto il significato denotativo, fisso, quello che porrebbe dei
limiti invalicabili alla percezione, ma anche il significato connotativo,
contestuale, ambientale.
Se l'osservatore e l'ambiente osservato non sono due entità
astratte, ma fanno parte di un unico contesto, ciò significa che non è
contemplata un'osservazione "dall'esterno", oggettiva, distaccata, così
come non è possibile una lettura unica, fissa, fredda. L'osservatore fa
parte dell'ambiente nel quale è inserito anche il testo che legge, perciò
qualsiasi lettura, qualsiasi percezione testuale è al contempo autoanalisi 6.
Da questa considerazione, a sua volta, discende che qualsiasi
lettura, implicando nell'oggetto letto anche il soggetto leggente, è
un'interpretazione, più o meno soggettiva. Un concetto sul quale
torneremo più volte in questa seconda parte del corso di traduzione
dedicata alla percezione del testo.
Nelle prossime unità cominceremo a occuparci delle relazioni
che intercorrono tra pensiero e linguaggio.
Riferimenti Bibliografici
CALVINO I. Se una notte d'inverno un viaggiatore, Torino, Einaudi, 1979.
GIBSON J. J. The Senses Considered as Perceptual Systems, Westport (Connecticut), Greenwood Press, 1983, ISBN 0-313-23961-4. Prima edizione: 1966.
LOSTIA M. Modelli della mente, modelli della persona. Le due anime della psicologia, Firenze, Giunti, 1994. ISBN 88-09-20556-1.
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