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2. Le strategie retoriche nelle lingue letterarie: metafora e simbolo

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b) Il codice segreto della letteratura occidentale

La crociata contro gli Albigesi significò la fine delle sette eretiche nel mondo cristiano occidentale. L'ortodossia del dogma cominciò a limitare la prospettiva nella tautologia del Deus sive natura, per la quale tutto ciò che esiste, in quanto creato, è buono, ed il male è soltanto privatio boni. San Agostino, nel suo De Heresibus, contava sessantaquattro ideologie organizzate i cui dettami andassero contro quelli della Chiesa apostolica romana. Tra Pelagiani, Montaniani e Simoniaci, i più invisi al potere ecclesiastico furono, fin dapprincipio, gli Gnostici. La loro fede è, prima di tutto, una filosofia. Storicamente, gli Gnostici si presentano come il trait-d'union tra il platonismo con le sue estroflessioni (Plotino, Dionigi Aeropagita, ecc.) ed il Cristianesimo. Secondo gli Gnostici, la salvezza si raggiunge attraverso la conoscenza (gnosi). Salvezza e verità, dunque, coincidono. Scopo della sapienza è quello di dissipare gli inganni della materia. Il mondo creato è come un velo dipinto: pura illusione dei sensi, la sua bellezza nasce da un'accorta strategia di obnubilamento. Il creatore del mondo, il Demiurgo, è un demone che si è finto Dio. Privo, per sua natura, di anima, ha derubato il Pleroma - la Psiche universale, a ricongiungersi con la quale ogni intelletto individuale anela - di alcune stille di luce, con cui riesce a sentire anch'egli una parvenza di vita psichica. Però, per continuare a possedere queste piccole anime, ha dovuto rinchiuderle in corpi, che ha dotato di un proprio particolare universo: l'universo delle apparenze, al fine di soffocare sempre di più lo slancio con cui l'anima aspirerebbe a ricongiungersi col Pleroma.

Per gli Gnostici, tutto è rovesciato: "così in alto, come in basso" è il loro motto. Dunque, il serpente che tenta Eva, non è il demonio, ma un'emanazione del Pleroma, che tenta di convincere Eva del mascheramento da Jeovha in cui si è nascosto il Demiurgo. Caino, il pastore transumante, uccide Abele, perché questi, stanziale, rappresenta il legame con la legge della terra. Jeovha salva Noè dal diluvio per la sua fiducia nella riproduzione degli esseri. Quanto al diluvio, esso è ricorrente: il Demiurgo lo manda sulla terra quando gli umani stanno per smascherare il suo inganno. La nostra epoca, quella cominciata coi Greci, si avvia verso il proprio diluvio.

Condannata già nel Concilio di Nicea, (545) la Chiesa Gnostica continuò con alterne vicende a proliferare fino a dar vita ad una specie di stato dentro lo stato: la Repubblica degli Albigesi, che venne debellata nel Dodicesimo secolo. La liturgia gnostica prevedeva una serie di atti purificatori che, al loro inizio, erano tutti di natura artistica. L'arte, per gli Gnostici, è epifania del Vero. Grazie all'arte, si conoscono le nove sfere dentro cui l'anima, nel suo universo fasullo, è nascosta. Su ognuna delle sfere veglia un Arconte (la tradizione antica li aveva trasfigurati nelle nove Muse, ingannevole immagine di bellezza). Ogni poesia, canzone o ritratto è un tentativo di cogliere il nome di uno di questi Arconti, per ascendere al di là di quella cerchia su cui il suo nome ha dominio. L'arte, quindi, è purificazione e trascendenza attraverso il mistero dei simboli.

Dopo la distruzione degli Albigesi, alla corte di Eleonora d'Aquitania fiorì la poesia dei menestrelli. La loro tecnica caratterizzata da simbolismi criptici venne detta trobar clus, ad indicare il carattere ermetico del loro poetare. Eleonora era stata educata nelle arti del Trivio e del Quadrivio da filosofi seguaci di Abelardo e di Ruggero Bacone, per i quali "ogni idea è immagine, ed ogni immagine è specchio di un'interpretazione": un assunto chiaramente gnostico. La poesia dei Trovatori - come vollero chiamarsi simili poeti - ha per argomento la donna come Domina, signora per la vita. Per lei il cavaliere offre la sua vita in prove di forza e di valore. La Donna è inaccessibile, reclusa, soltanto vagheggiata. La Donna della poesia trobadorica è l'Anima degli Gnostici, prigioniera del corpo. Gli specchi e le pietre preziose sono vie verso la conoscenza di questo mistero: grazie ad essi, la Donna potrà amare il cavaliere, e concedergli di ricambiare il suo sorriso. Mediante l'interpretazione dei simboli mediata dalla Gnosi, insomma, l'anima potrà sedurre il corpo e svincolarsi da questa illusoria realtà demiurgica.

Una della arti in cui i Trovatori trovarono modelli al loro poetare fu l'alchimia. Nell'opus alchemicum, la materia passa attraverso tre fasi: nigredo, albedo e rubedo. Nella prima, l'anima non conosce che l'inganno dei sensi; nella seconda si ha l'epifania di un mondo nuovo; nella terza, la cancellazione del suo inganno. Le tre cantiche della Commedia dantesca ripercorrono questo canovaccio gnostico. La Laura del Petrarca è, come figura di Anima, un opus alchemicum che più gnostico non si può. Tutto questo vale a dire che dalla repressione di un movimento ideologico così fiorente ebbe origine l'intera poesia occidentale, che è nata come un modo per alludere, attraverso la finzione del Bello letterario, a verità filosofiche inconfessabili. L'Anima, nella liturgia gnostica, si chiama Sophia (Sapienza). Sia Beatrice che Laura si chiamano, in realtà, Sophia. In quanto donne, non sono mai esistite. Un altro mezzo con cui gli Gnostici rappresentano la propria posizione antirealistica sono i Tarocchi. La Torre, l'Impiccato, la Luna Nera, rappresentano altrettante tappe verso la redenzione di Sophia dall'inganno del reale, attraverso la conoscenza.

La poesia occidentale, dunque, nasce come linguaggio figurato, all'insegna di un simbolismo allusivo che, se col tempo cessa di avere significati sacrali, per divenire patrimonio dell'inconscio collettivo, da questa volontà di redenzione dal tempo e dalla materia trae comunque alimento alla sua facoltà rappresentativa. Non solo, ma in molti casi (Baudelaire, Rimbaud, Blake, Coleridge, Poe, Yeats, Goethe, Novalis, Trakl, Hoffmansthal, Cendras, Bernhard, Mereskovski, Brusov, ma l'elenco è molto, molto più lungo) i riferimenti a simbolismi gnostici è consapevole e regolato da una grammatica sottaciuta che lega tra sé, al di là delle culture nazionali, gli ingegni letterari più fertili dal Medioevo ad oggi.

Per un traduttore, la consapevolezza di come l'ingegno figurativo risponda ad una precisa determinazione di senso e sia una forma di rivelazione cifrata, è fondamentale, perché apre la porta ad una visione 'mitopoietica', piuttosto che impressionistica ed estetizzante, della connotazione testuale. Esistono sistemi simbolici orizzontali e verticali. Il labirinto e gli specchi sono gli esempi più illustri della prima tipologia. Uno scrittore come Borges riesce a fare della pelle di un leopardo la sintesi dei caratteri morfologici propri alla seconda tipologia. Ogni tipologia si articola in immagini di segno, senso e significato. Nell'ambito della tipologia 'orizzontale', una porta aperta è un segno, l'eco di una voce nell'intreccio polifonico un senso, le pareti istoriate di una stanza al centro di un dedalo, un'icona: lo strumento con cui si delinea un significato. Il mondo umano è il mondo delle apparenze: dunque, esso si situa all'incrocio tra le due dimensioni. Ogni essere umano vive in sé la sintesi delle tre dimensioni immaginative: l'indovino supplisce alla privazione del sole con il gioco 'orizzontale' di specchi. È dunque figura di Anima. L'arciere che punta contro il sole la freccia non sa che essa ricadrà su di lui: è il simbolo della vana scienza, perché il sole induce in lui la vera cecità. Il simbolismo gnostico adopera spesso i paradossi: così la freccia, indizio della via diretta, diventa stigmate della confusione interiore. Solo nel labirinto di specchi, continuamente interrotto e irrisolto, è il vero cammino alla salvezza di Sophia.

Un'altra maniera per considerare i simbolismi poetici dello Gnosticismo è quella stabilita da Jung, che li divide in simboli di Animus, Anima, Persona e Sé. I primi sono dadi, geometrie, sestanti: tutto ciò che dia ordine intellettuale al Caos della Creazione. Tutti ricorderanno il dipinto di Leonardo in cui si raffigura un uomo inscritto dentro un ottaedro: si tratta di uno dei luoghi topici del simbolismo di Animus in pittura. L'Anima è la parte irrazionale, la pulsionalità dell'Es lasciata libera di fluire, senza paura che la simbiosi, in essa, di Eros/Thanatos possa avere conseguenze letali. È proprio la poesia ad essere talismano; ad impedire, attraverso la sua regolamentazione nel gioco, che il rito possa diventare destino. L'Anima riceve e trattiene: specchi d'acqua, grotte oscure, bambine mute e fuochi azzurri sono i suoi simboli. In generale, tutto ciò che è azzurro è figura d'anima, mentre le figure di Animus prediligono il rosso.

Le simbologie di Persona riguardano la messa in scena delle maschere: le identità che ci portiamo addosso nella nostra esperienza quotidiana. Il Giullare, il Camaleonte o altri animali fantastici, il Folle, il Musicante sulla lira: ne sono alcuni esempi, tutti accomunati dalla predilezione per il colore bianco - in quanto colore cromaticamente indifferenziato, segno della follia. Il Sé è il centro dei raggi, la rotazione permanente del cerchio, la cuspide rovesciata della piramide, il nome di Ur: il suo colore è il nero. Il Sé è nulla ed è tutto: in quanto luogo dove avviene la sintesi dei contrari, l'integrazione della personalità, esso è la rubedo, il momento della rivelazione scarlatta, dove orizzontale e verticale si uniscono nel punto che non ha cerchio, dando vita al raggio riflesso che ritorna alla sua origine. Da qui hanno origine gli Spiriti-Guida, che dettano nei poeti le loro verità, come Dante ben sapeva e disse.

La gerarchia degli spiriti, nella teologia gnostica, è complessa. Basti dire che, accanto agli Spiriti-Guida, che sono simbologie di Anima, esistono gli Spiriti-Guardiani, il cui territorio è Animus: legislatori, filosofi, Vecchi Saggi. Poi, ci sono gli Spiriti-Specchi, Pueri Eterni, adolescenti destinati a ritornare al più presto nel regno della luce. A questi 'angeli' corrisponde una corrispondente gerarchia di 'demoni', come i Vampiri Psichici, i Golem e gli Spiriti-Succubi. I primi si nutrono della vitalità altrui, i Golem sono anime di defunti rimasti intrappolati nel cielo di mezzo, e che tentano di ritornare a vivere appropriandosi dell'identità di un vivente. I Succubi sono spiriti a tal punto integrati nel Regno della Quantità - il nostro mondo - da lottare con tutte le loro forze contro chiunque ardisca penetrarne il velame di impostura.

Che utilità può avere, ai fini del nostro discorso, tutto questo? Si tratterebbe di ciarle metafisiche, non fosse che l'immaginario poetico occidentale ruota tutto intorno a questa teologia non detta, e il Tadzio di Morte a Venezia è uno Spirito-Specchio, destinato a chiamare il vecchio Aschenbach sullo specchio dell'acqua, figura di Anima nonché, qui, di morte, per effetto del sole riflesso, che impedisce la percezione della Persona. Molti personaggi di Dickens sono Succubi, ed il loro destino è di distruggere David Copperfield, il Puer Eternus. Nella Mite di Dostoevski vediamo uan figura di Anima progressivamente uccisa da un Vampiro Psichico. Intuite la vertiginosità delle associazioni simboliche? Come esista, dietro ad ogni 'testo', una volta fornita questa chiave 'grammaticale', un codice segreto eppure consapevole che un traduttore deve conoscere per saper non tradurre bene, ma dare un senso di Anima a ciò che sta facendo?

Riassumendo, le tipologie del simbolismo mitopoetico sono: a) alchemiche; b) scaramantiche (tarocchi); c) psichiche (gnostiche). I limiti tra le tre distinzioni sono apparenti. Nella categoria a) abbiamo figure di nigredo, albero e rubedo. Nella b) simbologie nomotetiche (il Re), dinamiche (il Guerriero) o trasversali (l'Impiccato, il Buffone). Nella c) orizzontali, verticali o 'di specchio'. In quest'ultima categoria dello specchio si inquadra la distinzione di Jung tra simboli di Animus, Anima, Persona e Sé. Inoltre, a livello estetico, tutti questi simboli possono assumere una connotazione di segno, senso e significato.

Ora analizzeremo tre modelli opposti, tutti caratterizzati da forte connotazioni gnostiche: l'Elektra di Hoffmansthal, il Libro d'Ore di Rilke, la Torre di Yeats.


 



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