a) Effetti moderni di una poetica arcaica
La fine del mondo antico è contrassegnata dall'aspirazione ad una
lingua che unisca tra loro i popoli accomunati dalla pax romana, fino ad allora divisi
dai confini patrii e dall'incompatibilità delle diverse culture. L'adozione della religione
cristiana da parte di Giustiniano comporta la necessità di assicurare una traduzione della
Bibbia dall'Aramaico il più possibile fedele allo spirito del testo sacro. Proprio sulla
differenza tra adesione allo 'spirito' ed adesione al 'verbo' si situano le prime dispute
in merito al carattere della traduzione 'ideale'. San Girolamo, dando l'avvio con la
propria versione biblica alla moderna filologia, precisa di volere trasmettere quando
della parola di Dio può venire veicolato attraverso il linguaggio, avvertendo che senza
la fattiva interpretazione del testo non si può giungere a comprendere il senso di quanto
la Bibbia significa. Per San Gerolamo, il 'significato' è un venire alludendo per segni
a quanto dei simboli sacri può rapprendersi nei termini della parola scritta. Dunque,
ogni parola è un codice che ha la sua ragione nella rivelazione di un controtesto.
La traduzione è un'attività oracolare che ha la sua ragione nel non-detto, nell'inespresso.
In opposizione a San Gerolamo, la Versione dei Settanta viene a significare
l'ortodossia della chiesa romana. I settanta traduttori biblici vengono scelti in base alla
loro posizione di vescovi nelle varie diocesi della romanità. La loro lezione si attiene ai
dettami paolini, secondo i quali l'azione liturgica prevale sul testo scritto. Ogni testo
è indicazione per una prassi. Ogni lettura è un'azione etica, piuttosto che una meditazione
sul senso. La normalizzazione dei significati tra Antico e Nuovo Testamento, in San Girolamo
ancora divisi da un'opposta concezione del mondo, prende ad essere per i Settanta lo scopo
ultimo dell'operare di ogni traduttore. La palingenesi dei valori apportata da Gesù è anche
il termine imprescindibile per ogni processo interpretativo.
Un'ultima prospettiva è quella offerta dalla Versione di Aquila ed
Anfizione, che si pongono agli opposti filologici: Aquila intende la Bibbia come documento
storico-letterario, e quindi tende a riprodurre le simmetrie, le formule 'mantiche', magiche,
dell'originale, mentre Anfizione si fa promotore di una traduzione che esalti i valori giuridici,
normativi, del testo sacro. Per Anfizione, la Bibbia è il testo nodale attorno al quale si incentrano
i valori della koiné: la comunanza linguistica tra tutti i popoli del mondo ellenistico. Per Aquila,
al contrario, la Bibbia è il luogo dell'ermetismo letterario, il momento in cui l'etica appartata
ed elitaria della filosofia stoica ha trovato il proprio punto di coesione con la rivoluzione cristiana.