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Il substrato arcaico: Latino, Greco, Ebraico, Sassone e la loro influenza sulle lingue moderne.
Il modello della Bibbia: le traduzioni di Aquila, Anfizione, dei Settanta, di San Gerolamo e la Vulgata |
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c) Conseguenze della disputa
La disputa del mondo antico sulle qualità delle diverse traduzioni bibliche
portò a due conseguenze importanti: da una parte, il mondo linguistico si divise tra fautori
della 'verosimiglianza' e fautori della 'allusività simbolica'; dall'altra, ogni testo
cominciò a venire considerato come 'controtesto', vale a dire come 'aggregante mitopoietico'
per glosse, compendi e commenti a margine, alla fine della cui tradizione sta il detto di Borges
secondo cui "l'universo è un'immensa biblioteca" ed "ogni libro è la riscrittura di altri libri".
Se, in questo scorcio finale della nostra civiltà, insomma, la mappa sta al posto del territorio,
la responsabilità va alle remote contese tra i traduttori biblici di cui ci stiamo occupando.
Formalizzando ancora una volta, dalle quattro tradizioni che abbiamo individuato emergono le
quattro concezioni letterarie del mondo moderno:
La letteratura come pratica dell'ermetismo simbolico. Tutta la poesia occidentale a partire
dai Trouviéres si colloca in questa dimensione.
La letteratura come luogo dell'azione sociale, impegno nel tempo presente. Il realismo del
romanzo borghese, ma anche i Dialoghi di Luciano o il Satyricon di Petronio, discendono da questa
concezione.
La letteratura come 'fabula', narrazione che si dipana da un controtesto orale sempre
sotteso. L'idea della fiaba come 'memoria di archetipi' sostenuta da Propp nasce dalla visione
del testo in quanto 'commento perpetuo' della tradizione orale.
La letteratura come comte philosophique, da Seneca a Voltaire, nonché una certa idea romantica
dell'opera narrativa ben rappresentata da Dostoevski - il romanzo come luogo della lotta tra
l'etica individuale e quella della civiltà in cui si vive - discende direttamente dall'idea
dell'Io come Cosmo insita nella Bibbia di Aquila.
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