4. |
ANALISI MORFOLOGICA DELLE LOGICHE LINGUISTICHE: LINGUE CENTRIPETE
E LINGUE CENTRIFUGHE. RADICE, ASSONANZA TEMATICA, MORFEMA, FONEMA, SEMANTEMA: L'ORGANIZZAZIONE DEL SENSO NELLE LINGUE
LETTERARIE |
|
|
a) Alle origini del significato
Posto che ogni lingua sia una visione del mondo, ne consegue che ogni visione del mondo ha dato origine ad
una lingua. È il solito paradosso circolare della Genesi che, quando si applichi alle culture dell'uomo, appare naufragare in
un nominalismo senza scampo. I linguisti sono costretti a penetrare nelle tradizioni religiose, l'immaginario cultuale ed il
repertorio simbolico (sacro) e metaforico (civile) dei singoli gruppi etnico-storici, se vogliono decifrare i caratteri che fanno
di ogni lingua una diversa descrizione per segni - a livello di sistema - compatibili, degli stessi due mondi: quello
fattuale-fenomenico e quello mnestico-onirico. Il problema viene complicato dalla differenza tra Kultur e Zivilisation: la seconda
essendo l'insieme di quei portati culturali il cui innesto diventa a tal punto parte integrante di una lingua in quanto
espressione etnica di un sistema filosofico (in quanto somma di etica, logica e metafisica) da richiedere, per venirne separato,
una decodificazione filologica. Le lingue che hanno declinazioni presentano il vantaggio di portare inscritte dentro un immaginario
codice genetico le stratificazioni attraverso cui ha preso consistenza la loro sintassi, intesa come autoreferenzialità diacronica.
La quarta declinazione latina connota la techné militare, mentre la prima, portato di radici italiche, ha una marcatura
agricolo-culturale, e la variegata galassia della terza è legata ai commerci, i viaggi e le esplorazioni di dimensioni 'altre'
la cui irregolarità si manifesta nella duttile attitudine di nomi parisillabi ed imparisillabi ad accogliere nell'Ablativo
situazioni modali in cui spazio e tempo confondono i loro lineamenti. La quinta declinazione è un relitto legato alla fissità
delle norme giuridico-cultuali paleolatine: con quella sua coincidenza tra area del nominativo ed area dell'accusativo, denota
un'identità magica tra agente ed azione di carattere panteistico. In una lingua come il Latino, dunque, bisognerà distinguere
ontogenesi e filogenesi: la prima è l'organizzazione primaria del senso nei sistemi sintattici e morfologici (la galassia, fuori
del tempo, del senso) la seconda è il percorso di adattamento con cui questa galassia emana calore e materia fecondante (i
'classici') perdendo al contempo la propria autosufficienza linguistica. In Biologia, una differenza di questo tipo viene
definita come dicotomia tra 'linea del genoma' e 'linea del rizoma': tra l'individualità organica e l'azione vitale che un
organismo esercita sull'ambiente circostante.
Allo stesso modo, esistono lingue monumentali, concepibili come 'genoma' restio alla Zivilisation ed all'evoluzione diacronica,
e lingue 'culturali', la cui connotazione rizomica si esprime nel loro prendere movenze espressive dalle varie esigenze
tecniche e storiche. I due estremi possono venire rappresentati dal Ceco e dall'Anglo-Americano: si potrebbe interpretare tutta
la travagliata storia dell'etnia boema come la vicenda di un'incompatibilità linguistica, impedita dalla natura assolutamente
centripeta del Ceco, una lingua in cui la gerarchia di radice e desinenza proprio alle lingue indoeuropee risulta semplicemente
invertita. All'opposto, l'Angloamericano si è strutturato così profondamente intorno agli imperativi della comunicazione
'oggettiva' da poter venire definito, attualmente, come una lingua 'mimica', dove il processo metaforico viene saltato a
pie' pari, tale è la forza icastica delle rappresentazioni. Metamorfosi più prosaica, il raffinato concetto di imagination
teorizzato da Coleridge, non poteva trovare. Un raffronto tra la natura delle parole composte in Angloamericano ed in Tedesco
sarebbe, per un traduttore, alquanto utile. In Tedesco, l'agglutinamento avviene per metatesi delle radici (semantema) ed è,
quindi, di ordine logico-analitico: un altro modo per definire, in Linguistica, la metafisica; in Angloamericano, è di carattere
dimostrativo-denotativo (morfema) per giustapposizione di 'oggetti' linguistici intesi come segni. Se il nome sta al posto della
cosa, l'ordine spazio-temporale è una grammatica; se il nome interpreta la cosa, il punto di vista, il codice descrittivo,
ridefinendo lo spazio mentale, muta le prospettive in cui la cosa si inscrive, e, quindi, anche la sua forma. Il Tedesco è un
tentativo di far coincidere morfema e semantema. Il suo mondo è mentale. In Francese, invece, è l'ordine del discorso a definire
la sua funzionalità descrittiva. L'unità linguistica significante è la radice tematica, capace di liberarsi dalla catena
logico-deduttiva per 'marcare' con le sue metamorfosi la definizione del senso. In Francese, l'asse diacronico entro cui si
svolgono i fatti è, oltre che una mappa degli eventi, anche una visione del mondo.
|
|
|
|
|