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            | 10. | DIVENTARE L'ARTEFICE: IL TRADUTTORE COME ATTORE. COME RIPERCORRERE LE ESPERIENZE CULTURALI ED ESISTENZIALI CHE HANNO GENERATO L'OPERA LETTERARIA. IL PARADOSSO DI PIERRE MENARD, AUTORE DEL DON CHISCIOTTE, E LA RIFLESSIONE DI BORGES |  |    |  
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 b) Le maschere del mito
 
 Un traduttore dovrebbe dedicare un ampio spazio della propria 
riflessione alla differenza tra i miti antichi e quelli moderni. Tentiamone 
una classificazione. 
 
	Il mito antico è rappresentazione fisica di un simbolo, 'scena' dell'inconscio; 
        quello moderno, opera un processo contrario. 
	I miti antichi sono 'stanziali': rappresentano nuclei di verità 
        intorno a cui si sono consolidate le culture particolari delle città-stato 
        (non a caso, per lo più si sono sviluppati intorno ai vari santuari); i miti 
        moderni, invece, sono sempre 'miti di viaggio'. 
	Il mito antico è 'iconico': il rapporto tra i suoi protagonisti si riassume 
        nello spazio di quei bassorilievi antichi in cui i corpi formano un unico 
        prospetto; nel mito moderno, invece, l'invenzione della prospettiva ha reso 
        il campo di forze che si stabilisce tra i personaggi più importanti della stessa 
        personalità armati della quale essi scendono nell'agone della storia. 
 "Siamo solo gli interpreti di interpretazioni", come dice Montaigne. 
Nel suo Le Antigoni, George Steiner delinea l'evolversi di un mito dalle sue 
radici antiche alle permutazioni del moderno senza perdere di vista l'evolversi del 
panorama psicologico. Una lettura fondamentale, per un traduttore.
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