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ENGLISH TRANSLATION   

11. La traduzione come 'clonazione': Vittorini, Montale, Quasimodo, Calvino e Ceronetti. La traduzione come 'clonazione': Vittorini, Montale, Quasimodo, Calvino e Ceronetti

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c) Il talismano della catarsi


Per un traduttore, i modelli fin qui presentati hanno un valore catartico e liberatorio: al cospetto dell'evidenza estetica in cui vengono riassunte dimensioni filosofiche e testuali passibili ognuna di un complesso discorso filologico, chi traduce può comprendere come la coerenza interna, la forza della proposizione poetica, nasca dal coraggio di trapiantare i segni del testo dentro il 'luogo protetto' del Contemporaneo, dove quegli enigmi tuttora irrisolti che li fanno assurgere al rango di 'classici' esplodono intatti, nella rete inestricabile dei loro controtesti; e allora, interpretare significa rinunciare a capire. Piuttosto che capire, significa agire: il farsi di un testo nella coscienza del traduttore passa per la stessa rete di allusioni che pervadono il suo lettore di madre lingua. Trapiantare le zone d'ombra in un'altra costellazione di segni, senza che la loro virtù gravitazionale cessi di agglutinarle intorno alla monade-uomo, è il compito, coraggioso fino alla sicumera, del traduttore. Lungo tutto questo corso, abbiamo insistito sull'immagine del traduttore in quanto primo e più profondo lettore di un testo. Ora, vogliamo terminare il nostro viaggio segnalando una figura singolare di testimone del tempo: Guido Ceronetti. In lui, l'estetica del frammento è divenuta strategia ermeneutica. Ceronetti traduce da sette lingue, in ognuna di esse cercando il momento in cui una determinata visione del mondo diventa illuminazione poetica. L'istante in cui il poeta viene visitato, e visiterà, di conseguenza, eternamente i lettori.
Così, quando si accinge a rendere in Italiano il Cantico dei Cantici, Ceronetti ne fa un esempio di simbiosi arcaica tra mente e natura. Nel collasso del linguaggio, i due amanti dei quali il Cantico rappresenta l'imeneo, comunicano attraverso le cose, le sensazioni che i doni nuziali, i paesaggi, le parti del corpo amato, fanno passare attraverso di loro. E tuttavia, a forza di eludere la dimensione 'tempo', Ceronetti riesce a far parere questo amore una seduta di anatomia: a tal punto la fisiologia costruisce, nell'inconscio, un totem dell'oggetto amato.
Quella variabile 'tempo' che Ceronetti ha escluso dalla sua visione del Cantico, domina in Come un talismano: una raccolta di 'traduzioni' di Ceronetti i cui testi parlano dell'impossibilità di governare il trascorrere. Il traduttore, qui, appare come un naufrago il cui contatto con la civiltà - con la storia - continui solo attraverso i fogli sparsi di una biblioteca scomparsa sott'acqua che il riflusso delle maree, volta per volta, gli fanno giungere tra le mani. Alla capricciosità del caso, il naufrago-traduttore oppone una misura platonica: si può imparare ciò che già si conosce. Ogni traduzione è espressione del mondo interiore che il traduttore abita, e da cui è, al contempo, abitato.
Come un talismano chiosa nel modo più efficace l'intero nostro discorso: si tratta, infatti, di un manuale su quei campi di forze che, proiettando la loro luce direzionale sulla coscienza dell'interprete, ne orientano indefettibilmente le scelte, prima che linguistiche, percettive. Come poi queste scelte percettive divengano, attraverso il linguaggio, visioni del mondo: questo è il mistero che rende la Letteratura la più grande sfida all'ignoto tentata, attraverso i secoli e le lingue, dall'uomo.


 



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