b) Per una dialettica del senso
La langue definisce una strategia di referenza storica e culturale; la parole, una referenza
autonoma. La prima si snoda su di un'asse diacronico, la seconda è sincronica. La prima definisce la relazione
tra il personaggio e l'oggettività scenica, ovvero la situazione drammatica, nella seconda il protagonista evoca
magicamente l'oggetto nella sua attualità. Un esempio di'sistema sincronico' della parole entro cui si esaurisce
per intero la drammatizzazione sono quegli elenchi burleschi di termini per lo più inventati con cui Rabelais, nel
Gargantua, costruisce veri sipari comici all'interno della vicenda. Il gusto quasi tattile della parole rivela,
in questo caso, la sua origine nella lallofonìa infantile: quel balbettare onomatopeico che, nei bambini, è strumento
di evocazione magica. Il cerchio delle assonanze si costruisce, in casi come questo, sulle reiterazioni tematiche e
sull'effetto di ridondanza che le particelle verbali costruiscono per amplificazione progressiva del senso. Le
variazioni sul senso nascono, così, da una sottrazione progressiva di significato, in quanto le particelle verbali
intervengono sull' "aspetto" della langue: vale a dire, sul rapporto tra la durata dell'azione nel tempo passato e
le sue conseguenze sul tempo presente.
Le particelle verbali possono essere:
1) Ingressive. Indicano l'inizio di un'azione; vale a dire, per amplificazione, una decisione presa, ovvero tutte
quelle condizioni il cui mutamento crea una variazione nella situazione data.
2) Reiterative. Indicano l'elevazione a sistema del tempo sincronico; vale a dire, la modalità per cui il ripetersi
di una condizione diventa norma, tradizione e, infine, legge logica.
3) Decontestuali. Indico con questo nome le particelle che sottolineano il carattere originale, irripetibile,
archetipo, di una condizione data. In Tedesco, per indicare tutto ciò che è per sua natura irriducibile a condizioni
precedenti, si parla di Ur-Forme.
4) Enfatiche. Il loro uso appartiene ad un contesto asseverativo che tradisce l'origine mimico-gestuale della
langue, valida in particolare per i linguaggi del ceppo ugro-finnico.
Le particelle sono 'marcatori' della situazione drammatica; dunque, la loro traduzione pertiene sia all'area del
senso che a quella del significato. La relazione tra spazio e tempo che la loro definizione relazionale stabilisce
disloca i soggetti del dramma all'interno del testo allo stesso modo in cui un regista distribuisce le masse di un
coro sul palcoscenico del melodramma. Infatti, la presenza di un codice linguistico assorbito per imitazione nei
primi anni di età può essere paragonato a ciò che il linguaggio musicale induce, come controtesto, all'interno di un
dramma cantato. La musica è la parola di quanto il libretto, come langue, esprime. Ecco ciò che Verlaine intendeva
quando scrisse "de la musique avant toute chose".