b) Il teatro del protagonista
La messa in scena del protagonista rappresenta l'aspetto concomitante ed opposto rispetto alla
visione narrativa. Infatti, essa definisce il modo in cui il personaggio viene osservato e definito nell'ambito
dello spazio/tempo narrativo. Possiamo avere due tipi di messa in scena: centripeta e centrifuga.
a) Nella messa in scena centripeta, lo scrittore definisce il personaggio come centro della vicenda. Intorno a lui,
si muovono gli altri personaggi, che possono, di conseguenza, venire distorti dalle sue particolarità di carattere
ed abitudini. Il Pickwick di Dickens non è solo un filantropo bizzarro, ma rende stralunati anche gli ambienti in
cui la sua vicenda si snoda. E' chiaro, in questo caso, il gioco di echi che lo scrittore inglese tenta nei
confronti del genere letterario da cui la visione centripeta ha origine: il romanzo picaresco. Il Lazzarillo
del Tormes e La Vita del Pitocco di Quevedo presentano un'umanità grottesca e ghignante affine, in
pittura, alle Goyescas. L'aspetto storico, l'affidabilità della ricostruzione, in simile scenario, sono
di nessuna importanza. La visione centripeta infrange uno dei miti del romanzo borghese (quello, per intenderci,
fondato dal de Foe con Moll Flanders): il patto di verosimiglianza tra autore e lettore. Per un traduttore,
la messa in scena centripeta è una sfida all'immedesimazione totale con l'immaginario di un personaggio di fantasia.
Ne deriva la necessità di un'esperienza di scrittura in prima persona.
b) La messa in scena centrifuga si presta ad equivoci. La Recherche di Proust ne è il caso limite: al di là
della coincidenza tra la prospettiva del Narratore e quella del lettore, il carattere di Marcel, in realtà, è
quello di uno specchio dentro cui si riflettono le vicende di tutti i personaggi che lo attorniano. In che senso,
dunque, lo si può dire 'protagonista'? Solo nel senso di una 'traduzione', da parte sua, dentro il proprio
immaginario, delle esperienze di cui egli, in quanto testimone di un'intera epoca, è semplice spettatore. Un
inaspettato 'epigono' di Proust è, in questo senso, il Céline di Morte a credito, con la variante che qui,
l'aspetto centrifugo, oltre ad essere mitopoietico, è anche neolinguistico. Inventare una lingua, in Céline, è
inventare un mondo. In astratto, la visione centrifuga della messa in scena procede da un grado oggettivo ad uno
estetico, per approdare ad una reinvenzione mitica della realtà che si fa, infine, anche elaborazione di un nuovo
linguaggio. Il Gadda del Pasticciaccio è l'esempio più alto di questo 'quarto grado' letterario.