c) Il problema del discorso indiretto libero
Il discorso indiretto libero è lo strumento più flessibile di cui possa disporre uno scrittore
che voglia mettere in relazione un personaggio col mondo esteriore della finzione letteraria. Si posso dare due
varianti: o il mondo esterno appare una proiezione delle fantasie del personaggio, o il mondo interiore del
personaggio appare modellato sulle convenzioni del paesaggio esterno. Potremmo definire la prima variante
"idillio discorsivo" e la seconda "discorsività elegiaca". L'idillio, a sua volta, può essere lirico o
'autistico', a seconda che il personaggio viva uno stato di simbiosi o di estraniazione con una realtà che via
via lo accoglie o lo esclude. Il giovane Holden di Salinger presenta un interessante caso di sospensione
tra queste due potenzialità, mentre L'avventuroso Simplicissimus di Grimmelhausen è l'archetipo della
simbiosi. Allo stesso modo, il livello dell'elegia può connotarsi come sdegnoso rifiuto, con conseguente
inazione - è il caso dell'Oblomov di Gonciarov e del Platonov di Cechov - oppure come dialettico
conflitto, come è il caso del Raskolnikov di Delitto e castigo di Dostoevski, o ancora sarcastica
caricatura dei gerghi dentro cui il mondo esterno viene soffocato: ed è il caso del Buon soldato Schweig di
Jaroslav Hasek o del Portnoy, il personaggio-sosia di Philip Roth. In genere, tutti i personaggi che
rappresentano il Doppio di uno scrittore rientrano in questa tipologia. Il traduttore dovra discriminare, nei
diversi casi, i differenti registri linguistici che si presentano alla sua attenzione. Il pericolo, confondendo
'idillio' ed 'elegia', è quello di non cogliere i controtesti ironici che un testo può nascondere all'interno
di un'apparente immedesimazione tra io narrante e situazione drammatica. Un caso limite, in cui un simile problema
di discriminazione è risolto dalla stessa natura della vicenda, è il Robinson Crusoe, dove la posizione
teologica non riguarda solo lo scrittore, ma anche l'Io narrante, la cui vicenda di naufrago si esprime attraverso
il dar nomi alle piante e gli animali del suo personale mondo. Un caso opposto è quello di un libro come Le gesta
ed opinioni del dottor Faustroll di Alfred Jarry, dove il linguaggio compenetra il discorso dei personaggi fino a
sommergerlo in un dedalo di neologismi, onomatopee e radicali liberi, al punto che l'unico punto di vista centripeto,
linguisticamente, risulta quello di una scimmia. Anche I fiori blu di Queneau pone molti problemi ad un
traduttore, per la coincidenza, al suo interno, di messa in scena centripeta e centrifuga, dove i vari gerghi con
cui si esprimono i personaggi coincidono sia con la loro funzionalità drammatica, sia con la loro definizione
psicologica. Del resto. le opere letterarie in cui il linguaggio veicola ogni parametro rimangono, per un traduttore,
la sfida più grande.