a) Il testo come organo di senso
Le culture antiche erano iconologiche: credevano nel potere delle immagini, la loro
evidenza di segno. L'immaginario collettivo era emanazione dell'Anima Mundi. Il sacro era
insito nella memoria di ciò che si era veduto con gli occhi della mente. "Videmus in speculum, per
aenigmate": dirà San Paolo, a suggello. Uno dei motivi per cui non riusciamo a decifrare la lingua
etrusca sta nel suo funzionamento per metafore iconologiche: ogni espressione rimanda ad un segno,
come in certi luoghi dell'Edda vikinga, dove l'alba viene detta "la porta chiusa del sonno".
La letteratura occidentale comincia con un'operazione di metaletteratura: quello scudo su cui
Enea porta istoriata la guerra di Troia allude ad una 'cultura' che esiste solo in quanto può
essere fissata per segni. Fino alla fine del mondo classico, del resto, un poeta doveva possedere,
prima di tutto, la mnemotecnica: una disciplina esoterica le cui tracce percorrono l'opera di
Demostene, Quintiliano, Cicerone, Apuleio, fino a Giordano Bruno e Tommaso Campanella. Nata come
arte del ricordare, la mnemotecnica diventa, col tempo, capacità di erigere un 'teatro interiore'
alle intuizioni della coscienza. Associando ad ogni idea un luogo caro alla memoria si ottiene
una sinapsi tra intelletto e sentimento dagli sconvolgenti poteri creativi. Si vive in un mondo
parallelo: la mappa sinestetica della propria anima.
In questa 'polifonia occulta', infatti, vige il principio della sinestesia: l'assommarsi di
tutte le percezioni sensoriali in una sola induce nella definizione della realtà un fenomeno di
'smarrimento del centro' ben noto alla cultura antica. L'archetipo del Minotauro esprime la
fascinazione della follia che sempre insidia l'ardire del poeta. Allo stesso modo, nel
Faust, Goethe attua il passaggio del protagonista dal mondo convulso e gotico della
prima parte alla rasserenante ironia della seconda mediante la discesa al mondo delle Madri:
divinità primigenie così spaventose che neppure Mefistofele osa seguire il suo protetto in
quell'avventura oltre gli stessi confini del male.