a) Le tre porte della resa espressiva
Nell'arco di questo corso, abbiamo insistito sul fenomeno per cui ogni lingua rappresenta la
costruzione di un mondo interiore. La curvatura spazio-temporale, l'apertura, come finestre in un edificio, di
prospettive 'altre' all'interno dell'edificio sintattico, la definizione di 'qualità' cromatiche o percettive:
tutto questo varia, da lingua a lingua, lungo un diagramma la cui funzione è rappresentata, da una parte, della
cultura di un popolo, e la sua evoluzione storica; dall'altra, dal coefficiente trasgressivo insito in
quell'atteggiamento critico verso i modelli senza il quale non si può dare, in ogni caso, letteratura.
L'ostacolo più difficile, per un traduttore letterario, è proprio l'incompatibilità 'genetica' del proprio
codice di rappresentazione rispetto a quello dell'autore con cui si confronta.
Questo codice è definito da tre parametri: l' elisione, l' accorpamento e l' assimilazione.
1. Elisione. Col primo termine, intendo quel processo di filtraggio e selezione culturale che sempre accompagna
ogni processo di consolidamento e 'formalizzazione' di una cultura. Negli ultimi due secoli, l'elisione ha colpito,
in particolare, gli apporti della cultura popolare. Si può dare come regola generale la seguente: democrazie afferenti
alla cultura capitalistica operano un livellamento verso l'alto, eliminando le culture orali e materiali;
all'opposto, regimi basati su ideologie totalitarie livellano ogni espressione intellettuale del tutto sradicata
dagli assi spaziotemporali 'attuali' di una certa cultura. La censura della musica dodecafonica nell'URSS di
Stalin rappresenta un caso eloquente. Va anche detto, però, che il consumismo capitalistico di una cultura come
quella americana opera in proprio una censura dello stesso tipo, pur sulla base di modalità differenti; infatti, a
livello accademico, vengono sostenuti come 'elevati' i modelli non spendibili in area consumistica; ad essi, si
conferice, proprio in quanto tali, una patente culturale a volte dubbia.
2. Accorpamento. L'accorpamento è una 'traduzione' secondo codici integrativi di elementi culturali
stranieri. Il movimento della Scapigliatura italiana, da Praga ad Aleardi, evidenzia un innesto di elementi tipici
del gotico romantico tedesco, da Hoffmann a Kleist, non risolto in assimilazione. Per riconoscere un accorpamento,
basta osservare in quale campo, nella nuova cultura, vengono inscritti gli elementi della cultura 'altra': se
l'immissione opera per modalità estetiche, e non investe la metafisica, siamo in presenza di un accorpamento.
L'uso del macabro, da parte di Tarchetti o Boito, come nota di colore, e non come visione nichilistica del mondo,
non lascia dubbi in proposito. Casi tragici di accorpamento sono rappresentati dai romanzi di Pavese, la cui attività
di traduttore di Steinbeck, Faulkner e Dos Passos si 'tradusse', a livello di inconscio creativo, in un innesto
'manierista' del linguaggio scabro, il punto di vista ossessivo ed angoloso, tipico del New Deal americano.
Il caso di Pavese dimostra il pericolo, per un traduttore che sia anche scrittore in proprio, di fare la fine di quei
direttori d'orchestra che si ostinano a voler essere anche compositori.
3. Assimilazione. L'assimilazione è l'intento primo di ogni traduzione: si tratta di una rigenerazione,
una 'clonazione' dei caratteri 'altri' nella cultura propria, per le stesse modalità attraverso cui, in un
organismo vivente, gli alimenti vitali diventano muscoli, adipe ed ossa senza che si possa individuare la loro
originaria differenziazione. Per poter parlare di assimilazione, una traduzione deve rifondere e rigenerare tutti
i caratteri semantici ed espressivi della cultura di partenza. Vediamo quali sono.