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Organizzazione del pensiero ed organizzazione del periodo. Le pause, gli slittamenti, le visioni di scorcio ed i campi lunghi: la traduzione come logica della prospettiva interiore. |
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c) Dall'oralità al segno
Un altro dei dominii in cui si gioca l'assimilazione linguistica, e quindi il grado di
permeabilità di una lingua al processo traduttivo, è la 'memoria del suono', come potremmo chiamare quel
processo complicato che conduce dalla lingua parlata a quella scritta. Il Francese è una lingua orale:
dominano, in essa, le elisioni degli accenti, la cura nell'evitare gli omoteleuti, l'attenzione allo iato
e le pause: tutte strategie senza le quali la comprensione sarebbe quasi impossibile. L'Inglese presenta
addirittura una divaricazione storica tra il codice della lingua scritta - Sassone, celtico, anglo e latino -
e la sua resa nelle consuetudini del parlato, che sono quelle proprie ai dialetti anglo-sassone, inadatte ad
esprimere in tutta la sua complessità il segno scritto. In Italiano, tutta questa problematica non esiste.
L'Americano ha le stesse caratteristiche del Latino: la lingua parlata ha sempre meno a che fare con il
linguaggio letterario, importato, e sempre più sentito come 'estraneo'. Lo Spagnolo mantiene più di ogni
altra lingua moderna le convenzioni con cui gli Umanisti hanno reso la pronuncia e la declamazione del
Latino; ne è derivata una connotazione 'aulica' cui gli scrittori delle ultime generazioni hanno giurato
guerra aperta.
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