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ENGLISH TRANSLATION   

5. Organizzazione del pensiero ed organizzazione del periodo. Le pause, gli slittamenti, le visioni di scorcio ed i campi lunghi: la traduzione come logica della prospettiva interiore.

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d) Gli scrittori di frontiera

Le conclusioni di questo discorso sono evidenti. Prendiamo solo un modello a valenza oppositiva: Italiano come lingua di partenza, Inglese come lingua d'arrivo, e viceversa. Un traduttore inglese tenderà a spezzettare il discorso dell'Italiano, risolvendo per allusioni ciò che, nella lingua di partenza, mantiene un carattere 'monumentale'. Infatti, l'Inglese non ha il retroterra classicistico dell'Italiano. Allo stesso modo, un traduttore italiano sarà portato ad erigere campate della forma laddove l'Inglese lavora sulle conseguenze storiche del blank verse. Esiste una soluzione: l'analisi degli 'scrittori di frontiera'. Con questo nome intendo indicare scrittori che, nella loro opera di creatori, hanno operato in realtà culturali adottive. Il polacco Conrad ed il russo Nabokov sono esempi probanti. Entrambi non giunsero mai a parlare l'Inglese correntemente (Nabokov, professore universitario, scriveva parola per parola le sue lezioni; per nostra fortuna, perché le Lezioni di Letteratura (Garzanti) sono una lettura illuminante). Di conseguenza, il loro modo di 'tradurre' l'Inglese da lingue con codici ad esso estranee è un viatico prezioso. Un caso opposto è rappresentato dalla Salomé di Oscar Wilde: un testo che lo scrittore irlandese concepì e scrisse in Francese. Dico: 'concepì' perché, in questo caso, la mimesi con la lingua straniera è totale e stupefacente. Del resto, la capacità mimetica di tutti i generi letterari è anche la qualità principale di Wilde... In Italiano, può essere considerato 'scrittore di frontiera' Ruzante, insieme al suo allievo moderno, Dario Fo. In Francia, abbiamo il caso di Beckett, il cui bilinguismo diventa, col tempo, fenomeno di genesi di un'altra lingua, dai caratteri 'a ponte' tra Inglese e Francese. In Russo, un esercizio singolare è l'analisi dei lunghi passi di Guerra e Pace concepiti e scritti in Francese, che dimostrano come, nell'Ottocento, il Francese fosse una koiné comune all'aristocrazia europea, esattamente come era il Latino fino al tardo Rinascimento. Naturalmente, il Francese di Tolstoj è una 'lingua di frontiera'... Tra i contemporanei, in Italia, un caso particolare è rappresentato da Guido Ceronetti: il suo Come un talismano, pubblicato da Adelphi, è un quaderno di traduzioni da Ebraico, Aramaico, Sanscrito, Latino e Greco, oltre che dalle lingue moderne. Invece di opere intere, Ceronetti traduce frammenti decontestualizzati. In pratica, fa dell'equivoco del senso la via per accedere ad un nuovo significato, imprimendo un'accelerazione vertiginosa al nostro discorso; Ceronetti, infatti, è uno 'scrittore di frontiera' al quadrato. Su simili, geniali casi-limite della traduzione torneremo nell'ultima parte del nostro corso.


 



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