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7. LA TEORIA DEI VALORI DI MAX WEBER: UNA MAPPA CULTURALE PER IL TRADUTTORE LETTERARIO

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b) La dialettica degli opposti parametri

Nel precedente paragrafo, abbiamo osservato le problematiche che un campo di forze orientato secondo i 'valori' weberiani pone ad un traduttore prendendo come parametro la civiltà. Ora, prendiamo in esame il parametro opposto: la 'natura'. Una grande scissione, nella maniera in cui la natura diventa paesaggio narrativo, è costituita dall'interpretazione del genere "Idillio". Nell'antichità, l'Idillio elevava a valore universale le emozioni individuali. Dopo Petrarca, il carattere precipuo dell'Idillio è il suo ridurre le prospettive universali nei limiti del sentimento individuale. Questo comporta, per un traduttore che abbia una formazione basata sulla letteratura rinascimentale, la difficoltà di rendere culture come quella tedesca, o cèca, o anche russa. Il processo di 'spersonalizzazione' proprio alla cultura poetica greca si coglie efficacemente in questo frammento di Stesicoro: "Il Sole fece discesa nel bacino dorato, e per le derive dell'Oceano si inabissò a raggiungere la madre, la moglie e gli amati figli". Se non si considera l'aspetto 'mitopoietico' di questo passaggio, si rischia di attribuire al Sole caratteri antropomorfi, quando l'intento di Stesicoro è esattamente l'opposto: narrando il ritorno del Sole, figlio di Iperone, all'abisso marino, vuole figurare questo tramonto come l'alba del tempo mitico, quel tempo il cui dominio inizia quando il tempo finisce. L'universo greco è sferico, simmetrico: "Così in alto, come in basso", dissero di esso gli Gnostici. Nel verbo greco 'eskatebaine' ("fece discesa") c'è la radice di 'escatologico': la redenzione, per i Greci, passava attraverso le profondità. Di questo si ricorderà Goethe quando farà passare Faust per le Madri, l'abisso dell'inconscio: un regno in cui Mefistofele non lo accompagna, perché ne ha paura. Il diavolo nulla può contro l'universo dei pagani. Infatti, prima di partire per questo viaggio 'escatologico', Faust pronuncia la formula magica "Ora, rimanga il Sole alle mie spalle".
Se ne deduce una terza norma: i fenomeni naturali, nelle culture non neolatine, non hanno mai il loro punto di vista nella coscienza umana.

In Foglie d'erba di Walt Whitman, una sorta di neopaganesimo coesiste con le derivate dell'antropocentrismo romantico. Per Whitman, tutto è natura, anche la coscienza umana. La sua poesia è, dunque, mitopoetica, ma con una valenza del tutto opposta a quella di Stesicoro. Si analizzi il seguente passaggio: "Pictures of growing spring and farms and homes / With the Fourth-month eve at sundown, and the gray smoke lucid and bright / With floods of the yellow gold of the gorgeous, indolent, sinking sun, burning, espanding the air". Qui, è chiara la metonimia tra il sole ed il ricordo umano. Come la memoria dei luoghi in cui siamo stati espande la percezione che abbiamo dell'istante presente, così il sole "invade del suo ardore l'atmosfera". Ogni sensazione è verità rivelata, epifania; dentro ogni attimo, si espande l'intero 'vissuto' della coscienza. In questo caso, la metonimia assurge alla dignità di metafora, mentre, in Stesicoro, è la metafora a farsi metonimia. Tuttavia, questa 'riduzione' è anch'essa, potentemente, espansiva, mitopoetica. Se la discesa negli abissi è un'alba, il procedere all'indietro, nella scala delle figure retoriche, corrisponde ad un ampliamento delle implicazioni poetiche.
Ne possiamo derivare una quarta norma: nell'evoluzione della civiltà letteraria, la metafora prende sempre di più il posto del simbolo.
Ne consegue che ogni poetica del Classicismo sviluppa in senso narrativo ciò che, originariamente, era semplice descrizione dei fenomeni naturali.


 



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