b) La dialettica degli opposti parametri
Nel precedente paragrafo, abbiamo osservato le problematiche che un campo di
forze orientato secondo i 'valori' weberiani pone ad un traduttore prendendo come parametro
la civiltà. Ora, prendiamo in esame il parametro opposto: la 'natura'. Una grande scissione,
nella maniera in cui la natura diventa paesaggio narrativo, è costituita dall'interpretazione
del genere "Idillio". Nell'antichità, l'Idillio elevava a valore universale le emozioni
individuali. Dopo Petrarca, il carattere precipuo dell'Idillio è il suo ridurre le prospettive
universali nei limiti del sentimento individuale. Questo comporta, per un traduttore che abbia
una formazione basata sulla letteratura rinascimentale, la difficoltà di rendere culture come
quella tedesca, o cèca, o anche russa. Il processo di 'spersonalizzazione' proprio alla cultura
poetica greca si coglie efficacemente in questo frammento di Stesicoro: "Il Sole fece discesa nel
bacino dorato, e per le derive dell'Oceano si inabissò a raggiungere la madre, la moglie e gli
amati figli". Se non si considera l'aspetto 'mitopoietico' di questo passaggio, si rischia di
attribuire al Sole caratteri antropomorfi, quando l'intento di Stesicoro è esattamente
l'opposto: narrando il ritorno del Sole, figlio di Iperone, all'abisso marino, vuole figurare
questo tramonto come l'alba del tempo mitico, quel tempo il cui dominio inizia quando il tempo
finisce. L'universo greco è sferico, simmetrico: "Così in alto, come in basso", dissero di esso
gli Gnostici. Nel verbo greco 'eskatebaine' ("fece discesa") c'è la radice di 'escatologico':
la redenzione, per i Greci, passava attraverso le profondità. Di questo si ricorderà Goethe quando
farà passare Faust per le Madri, l'abisso dell'inconscio: un regno in cui Mefistofele non lo
accompagna, perché ne ha paura. Il diavolo nulla può contro l'universo dei pagani. Infatti,
prima di partire per questo viaggio 'escatologico', Faust pronuncia la formula magica "Ora,
rimanga il Sole alle mie spalle".
Se ne deduce una terza norma: i fenomeni naturali, nelle culture non neolatine, non hanno mai
il loro punto di vista nella coscienza umana.
In Foglie d'erba di Walt Whitman, una sorta di neopaganesimo coesiste con le derivate
dell'antropocentrismo romantico. Per Whitman, tutto è natura, anche la coscienza umana. La sua
poesia è, dunque, mitopoetica, ma con una valenza del tutto opposta a quella di Stesicoro. Si
analizzi il seguente passaggio: "Pictures of growing spring and farms and homes / With the
Fourth-month eve at sundown, and the gray smoke lucid and bright / With floods of the yellow
gold of the gorgeous, indolent, sinking sun, burning, espanding the air". Qui, è chiara la
metonimia tra il sole ed il ricordo umano. Come la memoria dei luoghi in cui siamo stati espande
la percezione che abbiamo dell'istante presente, così il sole "invade del suo ardore
l'atmosfera". Ogni sensazione è verità rivelata, epifania; dentro ogni attimo, si espande
l'intero 'vissuto' della coscienza. In questo caso, la metonimia assurge alla dignità di
metafora, mentre, in Stesicoro, è la metafora a farsi metonimia. Tuttavia, questa 'riduzione'
è anch'essa, potentemente, espansiva, mitopoetica. Se la discesa negli abissi è un'alba, il
procedere all'indietro, nella scala delle figure retoriche, corrisponde ad un ampliamento delle
implicazioni poetiche.
Ne possiamo derivare una quarta norma: nell'evoluzione della civiltà letteraria, la metafora
prende sempre di più il posto del simbolo.
Ne consegue che ogni poetica del Classicismo sviluppa in senso narrativo ciò che, originariamente,
era semplice descrizione dei fenomeni naturali.