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9. DAL TESTO ALL'IMMAGINE PRIMARIA: PSICOLOGIA DELLA CREAZIONE ARTISTICA. ALCUNE NOTE SUL PROCESSO INCONSCIO CHE PORTA L'ARTEFICE DALLA VISIONE ALLA SUA RESA LINGUISTICA

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a) La parola e il suo specchio


Ne La Fonte Sacra, Henry James costruisce un'intera vicenda sulla mancanza di un punto di vista. Il romanzo è articolato per dialoghi 'antidrammatici', di modo che l'argomento di cui si tratta venga sommerso dalla molteplicità di opinioni fiorite su di esso. Il linguaggio, in questo estremo contributo di James alla "estetica del punto di vista mobile", vale soltanto ad evitare di definire le cose. Quasi, della realtà, si parlasse per esorcizzare il timore che incute. Già in Il giro di vite, short-story di genere gotico, James aveva creato una situazione da incubo 'interiore'. Un legame diretto tra La Fonte Sacra e la novella nasce dalla comune tematica: quell'ossessione per il 'vampirismo psichico' che caratterizzò lo scrittore lungo l'intero arco della sua parabola creativa. Il romanzo 'dialogico' è ambientato in una festa, durante la quale compare una coppia dalle opposte connotazioni: lui, ex-ipocondriaco, splende di vitalità, mentre lei, che era una 'ragazza in fiore' dalla naturale esuberanza, sembra smunta ed assente. Ma quando già si profila l'idea del vampirismo, qualcuno asserisce che l'ipocondria di lui era stata, a sua volta, provocata da un amore saturinino per una dark-lady che potrebbe essere la stessa 'fanciulla in fiore'.
In Il Giro di Vite, d'altra parte, un preambolo ambientato in un dopo cena tra amici crea un'atmosfera 'di genere', permettendo a James di stendere un velo di ironico distacco rispetto agli eventi. La governante che ha visto i due bambini affidati alla sua tutela cadere nelle grinfie del fantasma del cameriere misteriosamente scomparso, è affetta da turbe isteriche? È innamorata del suo irraggiungibile Sir, il padre dei bambini, e dunque. Ma: è forse lei a spingere alla morte per disperazione il sensibile e precoce piccolo Miles? Le opinioni, in James, sono fatti.
Come Bernard Shaw, James disponeva i propri personaggi su di una scacchiera, per poi calcolare le loro possibili mosse. Il paesaggio esterno, in lui, coincide con la percezione individuale, e quindi limitata, che i suoi personaggi, volta per volta, ne hanno. Il non-detto non può, dunque, che prevalere su ciò che viene reso esplicito.
Osserviamo l'incipit di The Turn of the Screw:
"The story had held us, round the fire, sufficiently breathless, but except the obvious remark that it was gruesome, as on Christmas Eve in an old house a strange tale should essentially be, I remember no comment uttered till somebody happened to note it as the only case he had met in which such a visitation had fallen on a child".
La sottigliezza di James starà nel far divenire la convenzionale "old house" il palcoscenico dell'isteria della governante. Rendere visibile come scenario quell'incubo del discorso che è l'inconscio è, del resto, l'atout che rende questo scrittore di difficilissima resa in un'altra lingua. Si osservi il tono da ballade con cui James pone tra la vicenda e la sua rappresentazione la finzione di un palcoscenico su cui le convenzioni sociali diventano convenienze linguistiche. La vicenda viene raccontata già nella prospettiva della sua 'messa in scena' di fronte ad un pubblico emotivamente distaccato, e che vi ricerca soltanto un certo grado di fittizia intensità patetica. Si noti anche come il tema del 'soprannaturale' (la 'visita' del fantasma) diventa il punto nodale della vicenda per semplice analogia con l'eco di quella storia che è stata raccontata prima di questo incipit, e di cui non sapremo mai la connotazione: se era ironica, o partecipe del prodigio soprannaturale. Si comprenderà, allora, quante difficoltà pone la resa di "such a visitation": "una siffatta visitazione" è una traduzione anodina, e quindi vicina a quel vero contrappunto di controtesti che James ha desiderato esplodesse in questo punto. Il 'visitatore' è già quel "somebody" la cui identità non viene svelata. Alla fine del racconto, scopriamo che la natura spettrale del narratore è uno degli effetti 'retrogradi' più sconvolgenti di questa perfetta short-story. Infatti, mancando un punto di vista sintetico, ogni distanza tra allucinazione e vita vera viene a mancare.
Per un traduttore, non 'marcare' con livelli linguistici chiarificatori questo gioco di ombre riflesse dentro specchi diventa sempre più difficile. Per esempio, quel "sufficiently breathless" non significa "a sufficienza senza fiato", ma "col fiato sospeso per un certo periodo di tempo, quanto potesse convenire ad una simile situazione": dove l'ironia sta nel modo inappuntabile con cui il pubblico aderisce alla finzione della novella in quanto 'storia di genere', gioco di ruoli; il che comporta la richiesta, da parte di James, che il lettore sospenda a priori qualsiasi velleità di realismo. E, con lui, quel primo tra i lettori che è il traduttore.
Un esercizio utile sarà costruire una mappa del castello, con tutti gli scenari che segnano l'affiorare del mondo 'sotterraneo' dei fantasmi nel campo visivo della governante, e poi di Miles. Infine, intorno, andrà disegnata la cornice della sala dentro la quale il narratore sta raccontando la storia ai suoi amici. Si scoprirà così che il fantasma di Peter Quint, il cameriere, è il traduttore stesso.


 



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