a) La parola e il suo specchio
Ne La Fonte Sacra, Henry James costruisce un'intera vicenda
sulla mancanza di un punto di vista. Il romanzo è articolato per dialoghi 'antidrammatici',
di modo che l'argomento di cui si tratta venga sommerso dalla molteplicità di
opinioni fiorite su di esso. Il linguaggio, in questo estremo contributo di
James alla "estetica del punto di vista mobile", vale soltanto ad evitare di
definire le cose. Quasi, della realtà, si parlasse per esorcizzare il timore che
incute. Già in Il giro di vite, short-story di genere gotico, James
aveva creato una situazione da incubo 'interiore'. Un legame diretto tra La
Fonte Sacra e la novella nasce dalla comune tematica: quell'ossessione per il
'vampirismo psichico' che caratterizzò lo scrittore lungo l'intero arco della
sua parabola creativa. Il romanzo 'dialogico' è ambientato in una festa, durante
la quale compare una coppia dalle opposte connotazioni: lui, ex-ipocondriaco,
splende di vitalità, mentre lei, che era una 'ragazza in fiore' dalla naturale
esuberanza, sembra smunta ed assente. Ma quando già si profila l'idea del vampirismo,
qualcuno asserisce che l'ipocondria di lui era stata, a sua volta, provocata da un
amore saturinino per una dark-lady che potrebbe essere la stessa 'fanciulla
in fiore'.
In Il Giro di Vite, d'altra parte, un preambolo ambientato in un dopo
cena tra amici crea un'atmosfera 'di genere', permettendo a James di stendere
un velo di ironico distacco rispetto agli eventi. La governante che ha visto i
due bambini affidati alla sua tutela cadere nelle grinfie del fantasma del
cameriere misteriosamente scomparso, è affetta da turbe isteriche? È innamorata
del suo irraggiungibile Sir, il padre dei bambini, e dunque. Ma: è forse lei a spingere
alla morte per disperazione il sensibile e precoce piccolo Miles? Le opinioni, in James,
sono fatti.
Come Bernard Shaw, James disponeva i propri personaggi su di una scacchiera, per
poi calcolare le loro possibili mosse. Il paesaggio esterno, in lui, coincide con
la percezione individuale, e quindi limitata, che i suoi personaggi, volta per
volta, ne hanno. Il non-detto non può, dunque, che prevalere su ciò che viene
reso esplicito.
Osserviamo l'incipit di The Turn of the Screw:
"The story had held us, round the fire, sufficiently breathless, but except
the obvious remark that it was gruesome, as on Christmas Eve in an old house a
strange tale should essentially be, I remember no comment uttered till somebody
happened to note it as the only case he had met in which such a visitation had
fallen on a child".
La sottigliezza di James starà nel far divenire la convenzionale "old house"
il palcoscenico dell'isteria della governante. Rendere visibile come scenario
quell'incubo del discorso che è l'inconscio è, del resto, l'atout che
rende questo scrittore di difficilissima resa in un'altra lingua. Si osservi il
tono da ballade con cui James pone tra la vicenda e la sua rappresentazione
la finzione di un palcoscenico su cui le convenzioni sociali diventano convenienze
linguistiche. La vicenda viene raccontata già nella prospettiva della sua 'messa in
scena' di fronte ad un pubblico emotivamente distaccato, e che vi ricerca soltanto
un certo grado di fittizia intensità patetica. Si noti anche come il tema
del 'soprannaturale' (la 'visita' del fantasma) diventa il punto nodale della
vicenda per semplice analogia con l'eco di quella storia che è stata raccontata
prima di questo incipit, e di cui non sapremo mai la connotazione: se era
ironica, o partecipe del prodigio soprannaturale. Si comprenderà, allora, quante
difficoltà pone la resa di "such a visitation": "una siffatta visitazione" è una
traduzione anodina, e quindi vicina a quel vero contrappunto di controtesti che
James ha desiderato esplodesse in questo punto. Il 'visitatore' è già quel "somebody"
la cui identità non viene svelata. Alla fine del racconto, scopriamo che la natura
spettrale del narratore è uno degli effetti 'retrogradi' più sconvolgenti di questa
perfetta short-story. Infatti, mancando un punto di vista sintetico, ogni
distanza tra allucinazione e vita vera viene a mancare.
Per un traduttore, non 'marcare' con livelli linguistici chiarificatori
questo gioco di ombre riflesse dentro specchi diventa sempre più difficile.
Per esempio, quel "sufficiently breathless" non significa "a sufficienza senza
fiato", ma "col fiato sospeso per un certo periodo di tempo, quanto potesse
convenire ad una simile situazione": dove l'ironia sta nel modo inappuntabile
con cui il pubblico aderisce alla finzione della novella in quanto 'storia di
genere', gioco di ruoli; il che comporta la richiesta, da parte di James, che
il lettore sospenda a priori qualsiasi velleità di realismo. E, con lui, quel
primo tra i lettori che è il traduttore.
Un esercizio utile sarà costruire una mappa del castello, con tutti gli scenari
che segnano l'affiorare del mondo 'sotterraneo' dei fantasmi nel campo visivo
della governante, e poi di Miles. Infine, intorno, andrà disegnata la cornice
della sala dentro la quale il narratore sta raccontando la storia ai suoi amici.
Si scoprirà così che il fantasma di Peter Quint, il cameriere, è il traduttore
stesso.