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DAL TESTO ALL'IMMAGINE PRIMARIA: PSICOLOGIA DELLA CREAZIONE ARTISTICA. ALCUNE NOTE SUL PROCESSO INCONSCIO CHE PORTA L'ARTEFICE DALLA VISIONE ALLA SUA RESA LINGUISTICA |
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b) Il sogno di Lao-Tze
Un giorno, il poeta cinese Lao-Tze sognò di essere
una farfalla. Quando si svegliò, scoprì di essere Lao-Tze. Però si
chiese come avesse fatto, la farfalla, a sognare, nello stesso tempo,
di essere Lao-Tze.
Le litografie di Escher definiscono l'universo come un gioco di
palindromi: quelle frasi che, se lette a rovescio, vogliono dire
la stessa cosa che per diritto. In musica, i palindromi sono una
tecnica ovvia. Eppure, l'istinto di ognuno è quello di risolvere
il cubo di Rubik raggruppando i colori per facce, e non per eterogenei
contrasti. Il primo dovere di un traduttore è sospendere le proprie
funzioni logico-analitiche, per entrare nelle prospettive a specchio,
le scale tortili, gli andirivieni della coscienza, da cui ogni opera
letteraria degna di questo nome è connotata.
Prendiamo in esame una poesia di Borges, La Luna: "Hay tanta
soledad en ese oro / La luna de las noches no es la luna / Que vio
el primer Adàn. Los largos siglos / De la vigilia humana la han
colmado / De antiguo llanto. Mìrala. Es tu espejo".
Il gioco tra eternità e tempo è tipico di Borges. Qui, tuttavia,
esso si risolve in un paradosso tra coscienza e percezione del tutto
nuovo. La luna è archetipo dell'eternità cosmica. Adamo è archetipo
dell'eternità umana. Allora, come mai le due identità non coincidono?
Il problema è la percezione, l'umana "vigilia", che è "antiguo llanto":
coscienza della morte irrefutabile. La luna, infine, non è specchio
dell'eternità; piuttosto, con rovesciamento palindromo, è specchio
della morte. La mancata percezione di questo punto di vista paradossale,
al momento di tradurre la poesia, può avere esiti nefasti. La parola
spagnola "soledad" ha un'aura particolare: indica "abbandono",
"desolazione", prima che "solitudine". L'oro, in una civiltà
controriformistica e barocca come quella spagnola, indica 'il sacro',
come proiezione fenomenica nell'immaginario collettivo. "Il primo
Adamo" è l'uomo abbandonato alla sua solitudine di fronte alla morte:
il controtesto gnostico connesso a questa creazione in cui l'uomo si
aggira senza un Redentore che lo sottragga all'incubo del tempo
apparirà ben chiaro a quanti, seguendomi fin qui, hanno osservato la
natura 'sapienziale' connessa ad ogni scrittura poetica. A questo
punto, "mìrala" apre crepe di senso ingovernabili: fin qui, il mondo
del mito e quello del tempo umano procedevano in parallelo, per
analogia; ora, il metterli in contatto dischiude scenari da incubo,
per la "replicazione del non-senso" che un simile cortocircuito
ermeneutico produce nel lettore. Prima che in lui, però, è necessario
che esso agisca sul traduttore.
La poesia conduce al cuore della poetica di Borges: se gli
universi si incatenano l'uno dentro l'altro, in verticale,
come castelli per le cui scale corrano come gnomi gli dei
creatori, chi gioca a scacchi nell'universo più basso, di chi
è pedina, sulle infinite scacchiere superiori? Chi si crede Dio,
nel mentre è creatura di un dio superiore?
La metafora degli scacchi non è scelta a caso. Nella Novella
degli Scacchi, Stefan Szweig mette in scena un giocatore che
vince sempre perché riesce a disegnare nella sua mente il 'panorama'
della scacchiera immediatamente successivo a quello reale. Anticipa con
la sua immaginazione ciò che si disegnerà sulla scacchiera. In lui, la
funzione logico-analitica è diventata pura percezione estetica. Per
questo, vincitore nel gioco, nella vita non potrà che sprofondare
nell'abisso della demenza.
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