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5. Lettura ed evoluzione dei concetti

 

«La fascinazione romanzesca
che si dà allo stato puro
nelle prime frasi del primo capitolo
di moltissimi romanzi non tarda
a perdersi nel seguito della narrazione» 1.

 

L'aspetto forse più suggestivo del pensiero vygotskiano per noi che siamo interessati allo studio della percezione della parola, della lettura, in quanto primo atto del processo di traduzione interlinguistica è quello che riguarda l'evoluzione della percezione del significato.
Il significato di una parola, si è detto, è frutto della generalizzazione di un concetto, della sintesi di varie esperienze percettive: si tratta perciò di un atto di pensiero. Pensieri, parole, significati risultano alquanto inestricabili, ed è forse più interessante studiarli come un sistema unico che cercare di isolarne le componenti e stabilirne maniacalmente le delimitazioni.

Ma il significato della parola dal punto di vista psicologico [...] non è altro che una generalizzazione o un concetto. Generalizzazione e significato della parola sono sinonimi. Ogni generalizzazione, ogni formazione di un concetto è l'atto di pensiero più specifico, più originale, più sicuro. Di conseguenza consideriamo a ragione il significato della parola [...] fenomeno del pensiero. [...] nella misura in cui il pensiero è legato alla parola e incarnato nella parola e viceversa: è un fenomeno del linguaggio nella misura in cui il linguaggio è legato al pensiero e ne è illuminato 2.

Siamo tornati ad affermare che non può esistere elaborazione concettuale senza linguaggio e non può esistere linguaggio senza un'intensa attività di pensiero. Ma il frutto di questa attività intellettuale non è mai del tutto maturo, non è mai un risultato definitivo. Proprio in virtù di questo gioco di sponda tra analisi e sintesi, tra percezione e generalizzazione, il significato è un processo in continua evoluzione.
Già negli anni Trenta del secolo scorso (Vygotskij è morto all'età di trentotto anni nel 1934) questa intuizione forte avrebbe dovuto cominciare a mettere in crisi tutte le teorie semantiche - e traduttologiche ante litteram - basate sul concetto di significato statico e di equivalenza linguistica tra significanti, in un campo che ha un peso determinante per ragionare sulla traduzione. Ma il libro di Vygotskij, uscito postumo nel 1934, fu soppresso nel 1936 (e "riabilitato" nel 1956 con Hru¿cëv e il disgelo) poiché in contrasto con il riduzionismo materialista e con il mentalismo che caratterizzava le ricerche psicologiche nel periodo staliniano 3. Di conseguenza, per vent'anni il pensiero di Vygotskij è circolato tra gli scienziati sovietici soltanto in modo semiclandestino, e ha avuto diffusione in occidente solo a partire dagli anni Sessanta del secolo scorso.
I significati delle parole sono formazioni dinamiche che mutano con lo sviluppo individuale e con le varie modalità di funzionamento del pensiero. La relazione tra pensiero e parola non è una cosa, ma un processo, durante il quale i cambiamenti possono essere considerati «sviluppo del senso funzionale» 4.
Per illustrare la relazione dinamica tra pensiero, parola e significato è importante distinguere il linguaggio interno (detto anche «endofasia»), rivolto a sé stessi, dal linguaggio esterno, quello normalmente chiamato «lingua», che serve a metterci in contatto con i nostri simili. In effetti, i due tipi di linguaggio -data la differenza funzionale - hanno una struttura diversa, sono due versi di uno stesso tipo di traduzione: il linguaggio esterno è la traduzione di pensieri in parole, mentre il linguaggio interno, secondo Vygotskij, è la traduzione delle parole in pensiero 5.
Per quanto sia ora concepibile, con l'evoluzione successiva degli studi, l'ipotesi di un linguaggio interno a prescindere dalla traduzione verso il linguaggio verbale - un linguaggio tra sé e sé che non fa uso di parole ma solo di unità di senso mentali - il concetto di Vygotskij ci interessa comunque perché la traduzione delle parole in pensiero è precisamente ciò di cui consta l'atto di lettura.
Il linguaggio interno è caratterizzato da estrema sintesi, poiché l'"interlocutore" è uno solo, e può di conseguenza dare per scontato tutto il contesto in cui avviene un'enunciazione. In parte ciò vale anche per il linguaggio esterno orale, dove la situazione contingente condivisa dagli interlocutori permette di dare per scontato molto. Per esempio, se sono in automobile fermo accanto al marciapiede, e un'altra persona mi si avvicina in auto e mi chiede «Esce?», non c'è bisogno d'altro per capire che mi sta chiedendo se lascio libero il parcheggio per lei che lo vuole occupare.
Nel linguaggio scritto, al contrario, alla comunicazione mancano varie caratteristiche significative: l'intonazione, il timbro, il contesto ambientale, perciò tutto ciò che non viene specificato dall'autore può essere interpretato in modo molto più libero dal lettore.
Come acutamente rileva Vygotskij, in un testo scritto «l'evoluzione dal primo abbozzo alla stesura finale riflette il nostro processo mentale» 6: e leggendo ci troviamo a percorrere l'iter opposto.
Nella traduzione di un testo in linguaggio mentale, dobbiamo trasformare il significato in senso. Paulhan, citato da Vygotskij, definisce il senso «l'insieme di tutti gli eventi psichici indotti da una parola nella nostra coscienza» 7. Il significato - in questa visione - sarebbe soltanto una delle zone del senso, quella più stabile e precisa. La parola acquisisce senso dal contesto in cui compare; in contesti diversi, cambia di senso.
Nelle prossime unità ci allontaneremo un po' dagli aspetti più eminentemente psicologici della lettura per cominciare un'indagine su cosa si può intendere per «significato».

Riferimenti Bibliografici

CALVINO I. Se una notte d'inverno un viaggiatore, Torino, Einaudi, 1979.

VYGOTSKIJ L.S. Pensiero e linguaggio. Ricerche psicologiche. A cura di Luciano Mecacci. Bari, Laterza, 1990. ISBN 88-420-3588-2. Prima edizione: Myshlenie I rech´. Psihologicheskie issledovanija. Moskvà-Leningrad, Gosu-darstvennoe social´no-èkonomicheskoe izdatel´stvo, 1934.

VYGOTSKY L. S. Thought and Language. A cura di Eugenia Hanfmann e Gertrude Vakar. Cambridge (Massachusetts), MIT Press, 1965.

1 Calvino 1979, p. 177.
2 Vygotskij 1990, p. 325.
3 Bruner, in Vygotskij 1965 p. vi.
4 Vygotskij 1990, p. 334.
5 Vygotskij 1965, p. 131.
6 Vygotskij 1965, p. 144.
7 Vygotskij 1965, p. 146.