20 - Sottotitolaggio - seconda parte
«Per insegnarmi le lettere dell'alfabeto la mamma non avrebbe mai avuto la necessaria pazienza. Così lei gettò alle ortiche i suoi princìpi pedagogici e io mi tenni il libro»1.
Per quanto riguarda il sottotitolaggio intralinguistico come ausilio fisico, nel corso del tempo sono state elaborate tecniche per tradurre graficamente i tratti soprasegmentali, o quantomeno alcuni. De Linde e Kay (1999) fanno alcuni esempi.
Uno dei tratti soprasegmentali non udibili è l’esitazione, la pausa in cui chi parla dimostra di avere modo di ripensare a ciò che sta dicendo. In questi casi una tecnica consiste nell’uso di puntini di sospensione prima e dopo la pausa e nell’andare a capo senza che vene sia una necessità vera e propria al di fuori di quella di esprimere tale pausa di esitazione:
No...
...Ma non mi dispiace. (1999: 13)
Questo tipo di artificio grafico esprime una sfumatura di espressione analoga a quelle espresse da espressioni vocali di esitazione, come er, hmm eccetera.
Un altro elemento che i sordi non possono percepire è il tono di voce. Per questo motivo, oltre a osservare l’espressione facciale degli attori, che può essere molto indicativa in quel senso, i fruitori possono beneficiare di altri artifici grafici. Per esempio, nel sottotitolo:
No, no. Non sei in ritardo (!) (ibidem)
si percepisce un tono di esclamazione vivace, d’insistenza, di affermazione perentoria, mentre nel sottotitolo:
No, no. Non sei in ritardo (?)
si lascia intuire l’intenzione ironica del parlante, che probabilmente sta prendendo in giro l’interlocutore, desiderando esprimergli l’esatto contrario del significato denotativo delle parole pronunciate. Si noti che, in questi casi, il segno d’interpunzione è tra parentesi, per distinguerlo dal segno d’interpunzione libero, che ha il suo valore consueto.
Per quanto riguarda gli accenti e le pronunce particolari, in certi casi è possibile usare grafie particolari che possano suggerire una pronuncia diversa da quella standard. Nell’inglese americano vi sono alcuni esempi utilizzati ampiamente anche nei testi stampati. Per esempio gonna sostituisce going to, wanna sostituisce want to, ain’t sostituisce isn’t e così via. Quando la grafia non può essere d’aiuto, si ricorre all’intervento metalinguistico nell’àmbito del sottotitolo:
AMERICAN ACCENT:
TV is a medium because it is neither rare nor well done. (ibidem)
Questo gioco di parole avrebbe difficilmente trovato un altro modo di espressione dell’inflessione statunitense. Si basa sull’ambivalenza di tre significati: medium, rare e well done sono le tre gradazioni di cottura delle bistecche secondo gli statunitensi: media, al sangue, ben cotta. Nel contempo, medium è anche il singolare (latino) di media, intesi qui come mass media, rare significa anche «raro» e well done significa anche «ben fatto».
Le battute di spirito sono un altro terreno di difficoltà per i traduttori che si occupano di sottotitoli. In particolare, gli omofoni creano grandi difficoltà quando li si vuole trascrivere. De Linde e Kay riportano l’esempio tratto da un film di Quentin Tarantino, il celebre Pulp Fiction:
Three tomatoes are walking down the street. Papa, mama and baby tomato. Baby tomato starts lagging behind. Papa tomato gets really angry... goes back and squishes him. Says "Ketchup".
La difficoltà qui è far capire il gioco di parole tra Catch up (mettiti al passo) e Ketchup (che si riferisce al fatto che è una famiglia di pomodori). La scelta del sottotitolatore qui è caduta sull’uso della grafia della parola più improbabile in questo contesto (ketchup), nella speranza che allo spettatore venga in mente quella che invece risulta la frase più ovvia in quel contesto (catch up).
Un altro elemento che i sordi non percepiscono e sul quale, per di più, non hanno nessun indizio, sono i rumori generati da fonti fuori dal campo dello schermo. Nel caso di un urlo agghiacciante, un metodo spesso seguito consiste nell’esplicitare verbalmente ciò che nella colonna sonora è implicito:
URLO AGGHIACCIANTE
Qui il maiuscolo serve a dare l’idea dell’intensità del rumore, e, anche se allo spettatore non farà lo stesso effetto che gli avrebbe fatto udire l’urlo vero e proprio, di certo gli permetterà di mettersi in condizioni di recepire il prosieguo dell’intreccio come se l’avesse udito.
La musica nei film viene indicata con un’esplicitazione verbale che indica il tipo di melodia che si sente, almeno per instradare approssimativamente lo spettatore. Se si tratta di un testo cantato, un segno grafico # viene premesso al testo, che per convenzione è quindi recepito come cantato.
Se i sottotitoli presentano il vantaggio di non sostituirsi al prototesto, ma di accompagnarvisi, hanno però l’inconveniente di trasformare una ricezione intersemiotica che usa i canali della percezione visiva d’immagini e l’udito in una ricezione intersemiotica che, nel caso dei non sordi, diviene ancora più ricca, poiché interessa l’udito, la percezione visiva di immagini e la percezione visiva di testo verbale. De Linde e Kay si pongono un problema essenziale anche per il doppiaggio:
I sottotitoli si integrano con le informazioni orali, visive e uditive. Contrariamente a queste forme, i sottotitoli non sono concettualizzati al momento della produzione del film, Sono semmai aggiunte successive che devono combinarsi con la conformazione audiovisiva del film originario.
Quando al dialogo orale è sostituito un discorso testuale [scritto], la struttura complessiva della narrazione del film è cambiata (1999: 17).
Questa riflessione riguardante l’aggiunta in un secondo tempo di interventi estranei alla produzione è un elemento di primaria importanza anche per quanto riguarda il doppiaggio, dove il testo tradotto giunge addirittura a sostituirsi completamente a quello progettato e realizzato da chi ha prodotto il film.
Una pratica a volte seguita nella traduzione sottotitolare consiste nel tenere conto che il sottotitolo, in quanto letteratura scritta, "dovrebbe" rispettare i canoni vigenti nella cultura ricevente per quanto riguarda la letteratura scritta.
Questa considerazione a mio modo di vedere è del tutto infondata e insensata, perché è palese la natura del sottotitolo come trascrizione del discorso orale. A questa stregua si giustificherebbero anche traduzioni scritte stampate in cui le battute di dialogo sono deformate e trasportate da un registro all’altro soltanto per il fatto di essere trascritte. Non avrebbe nessun senso che una frase del parlato come
Ma che cos’è ‘sto casino?
Diventasse, in un sottotitolo o in un romanzo allo stesso modo:
Mi è sembrato di udire un rumore.
È una concezione della traduzione come censura, dove l’editore, o il traduttore per l’editore, è costretto a fingere che la realtà del parlato sia diversa da quello che è. I romanzi pubblicati in questo modo (e i film sottotitolati in questo modo) finiscono per apparire ridicoli, per perdere qualsiasi rapporto con la realtà. Riporto un esempio da un libro da poco pubblicato. Due vicini di casa stanno parlando in giardino:
"Beh" dico "io comunque ora devo tagliare il prato."
"Faccio io" dice Tim.
L’editore ha pensato bene di trasformare questo dialogo fresco, spontaneo, in qualcosa di impossibile:
"Be’, comunque," dico, "adesso devo proprio tosare il prato."
"Lo farò io" dice Tim. (Knight 2003: 46).
Risulta evidente a chiunque che due persone normali che stanno parlando tra loro, e non stanno leggendo una notizia al telegiornale, prima di tutto non userebbero mai il verbo «tosare», troppo tecnico per il conversare comune. Quando poi il «Faccio io» viene trasformato in un «Lo farò io», si raggiunge l’apice del ridicolo. Il futuro è un tempo quasi bandito dal parlare quotidiano. Sfido chiunque a registrare un dialogo simile nella realtà.
Riferimenti Bibliografici
CANETTI ELIAS Die gerettete Zunge. - Die Fackel im Ohr. - Das Augenspiel, München, Carl Hanser Verlag, 1995, ISBN 3-446-18062-1.
CANETTI ELIAS La lingua salvata. Storia di una giovinezza, traduzione di Amina Pandolfi e Renata Colorni, Milano, Adelphi, 1980, ISBN 88-459-0417-2.
DE LINDE ZOé e KAY NEIL The Semiotics of Subtitling, Manchester, St. Jerome, 1999, ISBN 1-900650-18-5.
IVARSSON MARY CARROLL Subtitling, Simrishamn, Transedit HB, 1998, ISBN 91-971799-2-2.
KNIGHT INDIA Single senza pace, traduzione di Fausto Vitaliano, Milano, Feltrinelli, 2003.
PIRANDELLO L., Illustratori, attori e traduttori (1908), in Saggi, a cura di Manlio Lo Vecchio Musti, Milano, Mondadori, 1939, p. 227-246.
1 Canetti 1980: 99-100.