3. |
Le lingue nazionali come visioni del mondo: le teorie della psicolinguistica |
|
|
d) Il canone di Bateson
Nel suo Mente e Natura, Gregory Bateson riassume ogni errore di
interpretazione in una serie di procedimenti automatici ed erronei:
La scienza non prova mai nulla. Traduzione in Traduttologia: dato
il ricorrere di un termine in un autore, non è detto che quel segno
simboleggi lo stesso concetto (Es. il termine 'proud',
così 'elevato', di solito, in Shakespeare, compare anche
nelle parti del Sogno in cui è in scena Bottom, ed in genere
in ogni parodia dell'eroe tragico).
La mappa non è il territorio ed il termine non è la
cosa designata. Traduzione: in molti luoghi canonici della
Letteratura, un'immagine viene violentata ad esprimere il suo
contrario, rispetto alle convenzioni culturali (Es. in Nietzsche, la tanto
sbandierata 'volontà di potenza' è 'Wille
zurt Macht', Volontà che aspira inestinguibilmente alla
potenza, mentre il 'Superuomo' è Ubermensch , 'Oltreuomo',
qualcosa che con l'uomo non ha più a che fare).
Non esiste esperienza oggettiva. Traduzione: qui entriamo nel
mistico, l'ineffabilità del processo traduttivo. Valga ad
esempio quel racconto di Borges che si intitola Pierre Menard autore del
Don Chisciotte, e che rappresenta l'aleph di ogni traduttore. Ci
ritorneremo su presto.
I processi di formazione delle immagini sono
inconsci. Traduzione: privilegiate il visivo sul concettuale. Se non
avete presente la drammaturgia - la 'scena' bipartita,
polifonica - in cui si svolge quell'episodio della Madame Bovary
in cui Emma, al piano superiore del palazzo comunale, viene sedotta da un
mediocre corteggiatore di maniera, mentre, di sotto, durante la fiera
cittadina, la voce del sindaco scandisce i premi assegnati ai capi di
bestiame, non ne verrete mai a capo.
La divisione in parti e in totalità dell'universo
percepito è vantaggiosa e forse necessaria, ma nessuna
necessità determina che ciò debba essere fatto. Si
tratta di un corollario a 4.
Le successioni divergenti sono imprevedibili. Traduzione: la
parte più importante di un romanzo è ciò che non viene
scritto, ma che un traduttore deve percepire, al di sotto del fluire del
racconto. Es. "Chiamatemi Ismaele": così comincia il
Moby Dick. Chi è veramente Ismaele, e perché si
è ridotto così male in arnese da doversi imbarcare col
Capitano Achab? Probabilmente, è un assassino in fuga dalla legge. Se
lo è, la sua indifferenza etica, necessaria, come punto di vista,
all'intensità della tragedia, assume un altro significato.
Rileggendo Moby Dick, mi sono convinto che lo è...
Dal nulla nasce nulla. Qui siamo a casa, perché è
una citazione dal Re Lear. Traduzione: guardatevi dalle
sovrainterpretazioni. La smania di chiarire tutto è la morte della
poesia. Ci sono passaggi, nei grandi capolavori, che sono ostici anche nella
lingua originaria. Perché dovrebbero risultare più facili
nella lingua d'arrivo? Il traduttore non deve spiegare il testo. (Ho
paura che si tratti di un dogma)... Nel dubbio, rispettate
l'articolazione e la punteggiatura originale, e litigare serenamente
con l'editor della vostra casa editrice (Es: Tutto Nietzsche, per la
dilatazione del periodo, e tutto Kafka, all'opposto, per la
concentrazione ellittica. Chiunque scovi una traduzione italiana dei due
suddetti che rispetti la geometria originaria del periodo, mi scriva, per
favore).
La quantità non determina la struttura. È un
corollario di 7.
Talvolta ciò che è piccolo è bello. Le
reiterazioni e le simmetrie, così care alla poesia tedesca, seguace
del Volkeslied, ai Neolatini, teorici della variatio, stanno
sull'anima. Brahms, nella Rapsodia per contralto, sceglie di
musicare un frammento di Goethe tratto dal Viaggio nell'Harz
che comincia con 'aber', 'ma': se ascoltate
questo sconvolgente capolavoro, scoprirete quali abissi metafisici schiuda
quell''aber'. Non occorrono altri esempi, ma
guardatevi dal 'bello stilo' che vi hanno insegnato a scuola.
Come scrive bene, Dostoevski, nelle traduzioni italiane!
La logica è un cattivo modello della
causalità. Traduzione: Il traduttore comincia a tradurre
quando ha già letto tutto il libro; il lettore, no. Ne consegue che
il traduttore è portato a riverberare sull'inizio
l'immagine complessiva che si è formato, del libro, nella sua
mente. Il traduttore, infatti, ha in odio il caos. Applicato ad un racconto
a scatole cinesi come Aurelia di Nerval, questo pregiudizio ha
effetti catastrofici.
La causalità non opera all'indietro. Oh, che bel
corollario di 10. Mi sa che è un terzo dogma.
Il linguaggio sottolinea di solito solo un aspetto di qualunque
interazione. Alla trattazione di questo punto dedicheremo tutta la
seconda parte del corso.
Stabilità e cambiamento descrivono parti delle nostre
descrizioni. Traduzione: chissà da quale montagna scende
Zarathustra, quando, all'inizio del 'poema' niciano,
decide di tramontare? Di certo, non è né la montagna del
lettore, né quella del traduttore. La scena interiore del traduttore
si somma a quella dell'autore, e fa da filtro alla scena dalla cui
percezione, nel lettore, deriva il godimento estetico dell'opera.
Decisamente, è ora anche per noi traduttologi di scendere dalla
montagna delle definizioni, ed entrare nell'arena delle tecniche
interpretative e dell'intertestualità...
|
|
|
|
|